I 75 anni di Dario Argento, il “Maestro del Brivido”
Compie oggi 75 anni il regista Dario Argento, che più ha saputo trasfondere le paure umane in opere cinematografiche, l’unico in grado di meritare l’appellativo che fu di Alfred Hitchcock
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In ambito cinematografico, quando si parla di “Maestro del Brivido“, è inevitabile che il primo nome al quale si pensi sia quello di Alfred Hitchcock, una delle più valenti figure del cinema internazionale, vero e proprio genio del thriller e direttore di alcuni dei massimi capolavori della cinematografia mondiale, da Psycho a Gli Uccelli, da Notorious a Intrigo Internazionale.
Di solito gli appassionati e gli studiosi di cinema storcono un po’ il naso quando tale appellativo del maestro inglese viene accostato a registi differenti da Hitchcock stesso, eppure se un regista più di ogni altro sarebbe meritevole di tale accostamento, non fosse altro per la sua straordinaria produzione in campo horror e thriller, è il nostrano Dario Argento.
Nato a Roma il 7 settembre 1940, Argento ha saputo rivoluzionare il genere, rinnovandolo e modernizzandolo fino al punto da diventare una delle figure chiave del thrilling.
Oggi Argento compie 75 anni, e i tributi ad un genio (tra i pochissimi italiani) che ha influenzato notevolmente il cinema americano del dopoguerra, a partire dal recentemente scomparso Wes Craven fino a John Carpenter e al canadese David Cronenberg, sono arrivati da tutto il mondo.
Argento ha saputo trasformare le ataviche paure dell’uomo in immagini, e nei suoi film è indiscutibile il ruolo centrale della donna, delle cui figure Dario Argento è sempre stato appassionato, visto che da giovane passava ore nello studio fotografico della madre Elsa Luxardo, brasiliana. Tra i suoi capolavori, a parte Profondo Rosso che scava nella follia umana come pochi altri film, l’immensa trilogia degli animali, composta da “L’Uccello dalle Piume di Cristallo“, “Il Gatto a Nove Code” e “4 Mosche di Velluto Grigio“.
Film eccelsi, che sono dominati da un senso di angoscia perpetuato, da una cura maniacale per il dettaglio e dalla figura costante di un persecutore che assume diverse forme: dall’anonima moglie di un gallerista fino al fotografo in impermeabile. Un cliché mutuato dal genere noir dei film polizieschi degli anni ’30 che evidentemente furono cari all‘autore.
Un tre che, come numero, spesso ritorna, forse come immagine della perfezione o forse come ossessione personale del regista, visto che di tre film è composta anche la successiva “saga” delle tre madri, che si inaugura con il meraviglioso Suspiria, nel quale il rosso delle pareti dell’Accademia di Ballo di Friburgo fa da contraltare al rosso sangue delle immagini più squisitamente “gore” di cui è intriso il film.
Suspiria è il primo film a contare, fra l’altro della collaborazione di Argento con i Goblin, un gruppo musicale che ancora oggi conta estimatori in tutto il mondo, e il cui sodalizio con Argento è assolutamente impossibile da cancellare. A Suspiria, nella quale la malvagità si incarna nella Mater Suspiriorum, seguiranno poi “Inferno” (1980) e “La terza Madre” (2007), nei quali la trilogia va a conclusione insieme al dominio delle perfide Mater Lacrimarum e Mater Tenebrarum, che seminano morte sin dal Medioevo.
Proprio nell’ultimo passaggio fra Inferno e La Terza Madre si registra quella che alcuni considerano come una sorta di trasformazione di Argento: nell’ultimo film, infatti, manca la maniacalità per il dettaglio che caratterizzava i primi film e il tutto si riduce a qualche gradito sobbalzo dalla poltrona.
Per chi tuttavia ha adorato Argento, considerandolo un’icona del genere, ogni nuova produzione del maestro è sempre la continuazione di un filone che comunque difficile, nel quale la mano dell’autore si vede, insieme alla sua innegabile impronta.
Ora, alla soglia dei suoi 75 anni, Argento è pronto per l’ennesima sfida: “The Sandman“, che dovrebbe vedere il musicista americano Iggy Pop come protagonista.
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