Che ne sanno i 2000? Forse più di quanto immaginiamo
Le montagne russe del calcio moderno non risparmiano nessuno, neanche i 2000: un giorno sei in paradiso, quello dopo sparito per sempre. Il talento, però, non mente mai
Sono giovani, affamati, e dal talento sconfinato: la classe del 2000 ha raggiunto quest’anno il livello di maturità per imporsi nell’Olimpo del calcio mondiale.
Giocano già nei migliori club europei, e nell’ultimo anno hanno saputo guadagnarsi le prime pagine dei giornali grazie alle loro prestazioni fuori dal normale.
Il 2000 più ambito al mondo è un giocatore il cui nome è salito alle cronache quasi improvvisamente: Erling Braut Haaland ha scalato i vertici del calcio europeo nel giro di pochi mesi, esplodendo definitivamente nell’ultima travagliata stagione con la maglia BVB.
Da Molde a Dortmund, transitando per il trampolino Salisburgo: potenza di fuoco e atleticità fuori dal comune che rendono Haaland l’attaccante più completo del momento. Non è un caso che il suo agente, l’infamous Mino Raiola, sia in tour tra le corti più prestigiose d’Europa per decretare quale sarà il prossimo passo di una carriera fulminea.
A pochi passi da Leeds, luogo di nascita proprio del vichingo norvegese, si trova Stockport, cittadina industriale della Greater Manchester: niente di rilevante, se non fosse la culla di un ragazzo che il divino Pep ha osato associare al Diez Messi.
10 km separano Stockport da Manchester, meta di pellegrinaggio per ogni amante del football: 10 km è anche la distanza percorsa da Phil Foden per unirsi all’Academy del Manchester City nel lontano 2009.
Tanto è bastato per inserirsi alla perfezione nell’ingranaggio giovanile forse più oleato che l’Inghilterra possa offrire in questo momento. D’altronde quando i piedi sono bagnati dalla benedizione di Guardiola risulta complicato sbagliarsi.
E dopo due anni di gavetta alle spalle di mostri sacri della Manchester Blue, Foden ha saputo ritagliarsi un quadrato nell’11 forse più talentuoso del pianeta.
Tra i 2000 più forti del globo, c’è anche chi ha dovuto attraversare un oceano intero per approdare nel calcio che conta: non il primo, né tantomeno l’ultimo brasiliano a tentare la grande traversata pur di unirsi al gotha di stelle europee.
E se le stimmate del predestinato hanno accompagnato Vinicius Jr. fin dal giorno 1 di gavetta targata Castilla, sensazioni, e articoli di concerto, si sono susseguite, tacciando l’esterno ex Flamengo di fumosità.
“Per giocare al Madrid ci vuole altro”: se lo sarà scritto nel proprio armadietto a memoria di quanti erano già pronti a gettarlo giù dal carro dei fenomeni e relegarlo tra i ranghi dei talenti sprecati.
Ma la doppietta al Liverpool nell’ultima partita di Champions League lancia un segnale inequivocabile, più di qualsiasi risposta piccata ai miscredenti: sono qui per restare.
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