Bullismo, la storia di Fabrizio Venerdini: “La scuola era un incubo”
Fabrizio Venerdini aveva 15 anni quando è stato bersagliato di insulti perché omosessuale e sovrappeso. Oggi si racconta nell’ambito del progetto “Bullismo e cyberbullismo omo/transfobico”
Bullismo tra i banchi: il nome di Fabrizio Venerdini compariva alla lavagna accanto alla parola gay nella scuola di Sassari che frequentava.
Aveva solo 15 anni, era sovrappeso ed omosessuale, quando un gruppetto di bulli lo bersagliava quotidianamente. Quella sofferenza lo aveva portato ad abbandonare gli studi. Oggi, a 13 anni da quell’esperienza, Fabrizio racconta la sua testimonianza in un ciclo di seminari del Gruppo scuola del Mos nell’ambito del progetto ‘Bullismo e cyberbullismo omo/transfobico’.
“La scuola, la ricreazione e il viaggio in autobus erano diventati un incubo“, confessa Venerdini all’AGI. Durante il primo anno di superiori la spirale di violenza era inarrestabile: “Bisbigliavano alle mie spalle ‘frocio’, durante la lezione e ho iniziato a capire che era riferito a me quando passavo tra i banchi per andare all’interrogazione e gli insulti continuavano“.
Bullismo e solitudine: insegnanti distanti
Gli insegnanti, purtroppo, sembravano girare la faccia dall’altro lato: “Come li sento io, li sentono anche loro, pensavo, ma quando vedevo che nessuno interveniva mi veniva il dubbio che a percepirli fossi solo io“. il sentimento che prevaleva in quel quindicenne era quello della solitudine. L’unica compagna di classe che lo difendeva durante il primo anno avrebbe lasciato poi l’istituto. Anche la sua famiglia non pareva accorgersi di nulla: “Ogni mattina non vedevo l’ora che finisse la scuola per tornare a casa. Era la sola cosa che avevo in mente. A casa mi sentivo protetto, ma non ho mai raccontato nulla ai miei. Semplicemente, quando non ero a scuola, lasciavo quegli insulti lì”. Il motivo di questo silenzio aveva a che fare con una mancanza di coraggio. Il ragazzo, infatti, non era ancora pronto ad affrontare l’argomento della propria sessualità.
La scelta di ritornare tra i banchi
A 23 anni, Fabrizio fa una scelta importante, quella di risedersi tra i banchi dello stesso istituto dal quale era andato via. Tornare in quel luogo non era stato facile: “Ero tranquillo, ero cresciuto e mi accettavo, ma quando ho varcato la soglia della scuola ho rivissuto tutte quelle paure, quelle insicurezze. Credevo di averle superate e, invece, erano lì dove le avevo lasciate“. La nuova esperienza scolastica, però, ha saputo ripagarlo con un meraviglioso traguardo in un ambiente accogliente: “Tornare nello stesso luogo mi ha pacificato con quell’esperienza. L’ho superata, ma mi ha segnato per sempre“.
Oggi Fabrizio è pronto a tendere una mano a chi ha avuto esperienze simil: “Tanti si sentono soli e vorrei far arrivare loro il messaggio che non lo sono e non sono sbagliati, qualunque sia l’insulto che gli viene rivolto. Inoltre, spiega ai docenti come intervenire: “Agli insegnanti dico che non c’è un modo univoco di intervenire, ma occorre farlo, soprattutto parlando a tutta la classe con lezioni sul fenomeno del bullismo“.
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