Pnrr: il Governo Meloni chiede più soldi e più tempo
Più soldi e più tempo le richieste del Governo Meloni all'Europa rispetto al Pnrr. Ma la Commissione Europea favorevole a modifiche e rinvii
Il Governo Meloni, che in questi giorni ha discusso del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha fatto capire di aver bisogno di più tempo per la sua applicazione. Questo piano è il documento che spiega come il governo italiano intende spendere i finanziamenti in arrivo dalla Commissione Europea tramite il Recovery Fund.
Sebbene al Governo sia stata espressa la necessità di prorogare il piano per altri due anni, l’Europa avverte che esso può essere modificato solo negli stretti parametri già previsti altrimenti insorgerebbero problematiche dal punto di vista tecnico, politico e legale. Alcune fonti sosterrebbero che in qualche modo si stia cercando di temporeggiare per motivare il fatto che alcuni obiettivi del Pnrr non verranno raggiunti in tempo. Una sorta di giustificazioni tirate fuori per tutelare eventuali fallimenti.
In realtà altre fonti lasciano notare che i ritardi erano già iniziati col Governo Draghi, in quanto le previsioni di spesa per l’anno 2020-2022 erano state ridotte a 33,7 miliardi e poi a 20,5 miliardi.
Il Governo di Giorgia Meloni invece pensa di realizzarne solo una parte dei progetti e di non utilizzare un’alta percentuale di spesa, quindi facendo perdere una parte dei fondi previsti. Le fonti interne al Pnrr avvertono che in ogni caso non ci saranno grossi problemi che provocheranno ritardi o scadenze mancate e che le scadenze della seconda metà del 2022 sono state rispettate e non ci sarà rischio di perdere i 19 miliardi.
Ma a preoccupare sono più che altro le prossime scadenze, in quanto il Governo dovrà dimostrare ogni 6 mesi di aver raggiunto certi obiettivi definiti milestone e target. I primi sono le riforme, i target invece veri e propri progetti e bandi da realizzare e previsti soprattutto per il 2023. Entro dicembre il Governo dovrà rispettare ben 16 target, rispetto ai 3 delle prime scadenze.
Per quanto riguarda le modifiche dei soldi e dei tempi necessari per la realizzazione dei progetti, a disciplinare la materia è l’articolo 21, in cui vengono riportate le casistiche in cui i governi nazionali possono richiedere di modificare il Pnrr. L’unico caso contemplato in realtà è quello in cui il piano non può essere realizzato in tutto o in parte a causa di circostanze oggettive. Tuttavia emerge una certo rifiuto della Commissione europea a modifiche più importanti, al punto che sebbene i piani del Pnrr sono stati realizzati nel periodo precedente all’aumento dei costi delle materie prime, essa non è disposta a rivalutare i parametri di spesa, bensì solo a riutilizzare i fondi stanziati per altri progetti dove si è speso di meno.
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