E se anche il cielo piange Claudio
Un numero, quel 17 sul manifesto funebre di Claudio Mandia, che è il simbolo di qualcosa che non possiamo accettare né ritenere giusto. 17 anni. Solo 17 anni, ci ripetiamo da giorni, da quando una notizia da oltreoceano ha fatto breccia nel cuore di Battipaglia ed Eboli. Quello stesso cuore che ancora sta cercando di metabolizzare la morte in un ragazzo nemmeno maggiorenne. Ma come si reagisce al dramma, allo sgomento? Cosa può dire o provare un padre o una madre guardano il proprio figlio? Come può non vedere in quegli occhi, quelli di Claudio, che in America era volato per rincorrere il proprio sogno, per rincorrere la vita.
Offrono il proprio dolore Mauro ed Elisabetta, i genitori del giovane. Lo fanno con straordinaria dignità, invitando tutti – attraverso le parole di Don Vincenzo – alla carità e alla speranza. Ma intorno a loro, e alle sorelle di Claudio, si stringe un’intera comunità. Don Vincenzo allarga le braccia, spiega, che è l’abbraccio di tutta Battipaglia. È in questo calore, in questa stretta invisibile ma tangibile, che si rifugia una famiglia che non potrà – nonostante tutto – essere più la stessa.
“Claudio era un ragazzo ragazzo di grandi ideali, che oggi non vanno seppelliti, ma raccolti e distribuiti. Gli ideali, frutto di ciò che Claudio stava seminando e per i quali stava lottando e formando.” Un’eredità, quella di cui parla Don Vincenzo, che non va perduta. Va alimentata la memoria di un giovane che ha toccato così tante persone. Claudio non può essere assenza. Claudio è vita e non può non essere altro. E in sua memoria, riafferma il parroco, non si viva nella disperazione ma si raccolga quel dolore per alimentare la fiamma della speranza.
Ma oggi è anche il tempo di rifugiarsi nel ricordo. Di provare la sensazione di voler riascoltare la sua voce, toccare la sua pelle, perdersi nelle sue iridi. Oggi è anche il tempo di piangere. E lo ha fatto anche il cielo.
Addio, Claudio.
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