Alice nel Paese delle Meraviglie e nel Tempo dei Rispecchiati
Alice in Wonderland è un film d’animazione del 1951 e prodotto dalla Walt Disney Productions. Può essere considerato il tredicesimo Classico Disney e sicuramente uno dei più impressi nell’immaginario collettivo, nonostante le critiche alla sua uscita
Walt Disney lesse molto di Lewis Carroll e del suo libro Alice’s Adventures in Wonderland. Motivo per cui, appena la compagnia Disney ebbe possibilità e coraggio di portare lungometraggi animati sul grande schermo, il californiano ebbe il pensiero di trasporre quel romanzo sul grande schermo.
Lo psichedelico ai tempi dell’oro Disney
La produzione di Alice fu progettata immediatamente dopo il grande successo di Biancaneve, con la quale condivide l’opera di trasposizione. Il progetto però fu inizialmente accantonato visti i primi risultati che per Disney erano di natura troppo cupa e depressa.
Ci volle il 1951 per realizzare un altro pallino di Walt Disney, quando, sotto la regia di Clyde Geronimi, Hamilton Luske e Wilfred Jackson uscì al cinema Alice nel paese delle meraviglie. Titolo originale e più conosciuto: Alice in Wonderland.
Come tutte le trasposizioni che seguiranno, al cinema verranno trasposti elementi sia da Alice’s Adventures in Wonderland e il successivo libro Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.
L’esempio del 1951 fu solo uno dei tanti esempi per quella che è una delle trasposizioni da romanzo a film più famose nella cultura popolare.
L’iniziale fallimento e la ripresa negli anni ‘80
Alice in Wonderland riprendeva tratti da Fantasia, mescolando canzoni a brevi e simpatiche gag con personaggi ben caratterizzati, sia dai disegni che dalla colonna sonora.
Eppure, più che un film con una trama lineare, venne considerato dalla critica come un insieme di situazioni strambe collegate meccanicamente tra loro.
Il senso della pellicola, infatti, non arrivò pienamente al pubblico.
Rieditato e ripassato attraverso la televisione, Alice trova il suo momento migliore quando la cultura psichedelica degli anni ’70 e ’80 abbraccia pienamente lo stile delle surreali avventure della piccola bambina.
La caratterizzazione dei personaggi
Ciò che rende degno di nota Alice in Wonderland tutt’oggi è l’insieme di metafore e allegorie presenti nei suoi 75’ di pellicola. A dominare sono proprio gli psichedelici personaggi, apparentemente senza uno scopo dichiarato ma ispirati a figure sia immaginarie che reali.
Il Capitan Libeccio è ispirato al Reverendo Dodgson, con tanto della comune parlantina balbuziente.
Il Brucaliffo invece rappresenta la figura dell’uomo saggio e anziano. Fornisce ad Alice i più importanti consigli ma senza svelare quale sia la reale soluzione da attuare. Lo Stregatto prende il suo nome – nella lingua originale – dal Gatto del Cheshire, ovvero dall’ampio ironico sorriso.
Per concludere, la Regina Cattiva raffigura l’irruenza e l’instabilità della figura degli adulti, incapaci di monitorare e indirizzare coloro che governano e i più piccoli che vorrebbero istruire.
Il Paese delle Meraviglie e il Tempo dei Rispecchiati
Alice compie un viaggio, un road trip miscelato a un road movie attraverso un sogno surreale ricco di elementi mistici e scientifici. Quel Paese delle Meraviglie che trova il suo Tempo nelle allegorie e nel metaforico solo molti anni più tardi la sua data di pubblicazione, sintomo di come il cinema sia un’arte senza luogo nè tempo.
E come ogni opera possa trovare il suo maggior spessore nelle culture e nei movimenti che mutano nel tempo.
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