Amanda Knox ritorna in Italia: è la prima volta dopo la scarcerazione
Amanda Knox: oggi il suo rientro in italia, prima volta dopo la scarcerazione. Assolta nel 2015 dall’accusa di aver partecipato allʼomicidio di Meredith Kercher
“Torno da donna libera”, aveva detto alla vigilia della partenza, su Twitter, Amanda Knox.
La giovane americana condannata in primo grado e poi assolta per l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese uccisa a Perugia nel novembre del 2007.
Capelli raccolti, zainetto sulle spalle, giacca chiara e maglietta nera, è uscita, scortata dalla polizia, dall’area partenze.
C’era grande attesa e curiosità all’aeroporto, ma ai cronisti presenti allo scalo lombardo, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.
Presa d’assalto dai fotografi è atterrata a Linate in compagnia del fidanzato, della madre e degli avvocati.
Amanda ora è attesa al festival della Giustizia penale a Modena, organizzato dalla locale Camera penale e dall’Italy Innocence Project.
Su di lei e sulla sua storia infatti è stato girato un documentario da Netflix, un film e lei stessa ha scritto un libro, fino ad arrivare all’impegno nell’Innocence Project.
Quell’Italia dove oggi ritorna da “donna libera”, sembra in parte continuare a pensare che il suo impegno sia mosso anche da questioni economiche.
La Knox è probabilmente senza grandi disponibilità economiche e le casse familiari sono state svuotate da un iter processuale lunghissimo e costosissimo.
L’omicidio di Meredith Kercher:
L’omicidio di Meredith Kercher, noto anche come delitto di Perugia, è un omicidio commesso a Perugia la sera del 1º novembre 2007.
La studentessa inglese si trovava in Italia per il progetto Erasmus presso l’Università di Perugia, venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata.
La causa della morte fu un’emorragia a seguito di una ferita al collo provocata da un oggetto acuminato usato come arma.
Dopo un processo particolarmente travagliato, per l’omicidio fu condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede.
Nel 2009 la Corte d’Assise di Perugia condannò anche la statunitense Amanda Knox e l’italiano Raffaele Sollecito, presunti coautori del delitto.
Per Amanda Knox fu confermata la condanna a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (da lei accusato dell’omicidio e risultato estraneo ai fatti).
Il 26 marzo Corte di cassazione, accogliendo il ricorso della Procura, annullò la sentenza assolutoria d’appello e rinviò gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.
Quest’ultima nel sancì nuovamente la colpevolezza degli imputati condannando Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione, insieme con Sollecito.
Nel marzo 2015 però la quinta sezione penale della Corte suprema di cassazione, annulla senza rinvio le condanne a Raffaele Sollecito e Amanda Knox, assolvendoli.
Assoluzione che arrivo per la mancanza di prove certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini, e ponendo così fine al caso giudiziario.
Il caso è ricordato anche a livello internazionale per la grande risonanza mediatica nel mondo anglosassone.
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