19 Novembre 2016 - 16:31

[VIDEO] Amore violento: le relazioni dove l’amore non c’è. Una storia vera

amore violento

Una storia d’amore violento, una storia purtroppo comune: l’esperienza di Angela, che si è salvata dalle grinfie del suo mostro

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Non sono rare, ahinoi, storie simili. Storie di amore violento, dove è semplice lasciarsi inghiottire dal dubbio che anche così possa esprimersi l’amore.
Una nostra lettrice ci ha raccontato la storia che le ha cambiato la vita e che, ci ha detto, ha temuto potesse essere l’ultima esperienza di vita prima che quel ragazzo che amava, l’aggredisse per l’ultima volta.

La storia di Angela

«La mia storia comincia all’università, quando incontrai questo ragazzo più grande di me.
Fu subito intesa: mi appagava in tutto. Lui era un bravo ragazzo, e
ro al centro delle sue attenzioni, lui mi faceva sentire importante. Almeno finchè non l’ho presentato ai miei genitori.
Non so dire cosa lo ha portato a tanto, ma è diventato diverso: possessivo, geloso, dapprima mi ha costretto ad un’epurazione degli amici di FB, e poi all’epurazione dei rapporti sociali.

Non potevo parlare con gli amici, non potevo uscire con le amiche: mi sentivo un’inetta, perchè lui mi ripeteva cose tremende.
Con lui non c’era mai nulla da fare: uscivamo di rado e anche la vita intima era un incubo.

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Amore Violento: non restare in silenzio.

Non era neanche di buona compagnia: introverso e incapace di socializzare, ero arrivata al punto che, metaforicamente, camminavo sulle punte per non urtarlo. Ogni sciocchezza poteva suscitare la sua violenza.
Ricordo ancora la profonda e ferina rabbia che mi suscitava.

Eppure avevo la tremenda idea di doverlo sopportare perchè non avrei incontrato altri ragazzi.
Versavo in uno stato di solitudine: le sue vessazioni erano continue, morali quando non fisiche. Posso dire che versavo in uno stato di morte interiore.
Nonostante l’ottimo esempio di mio padre, avevo introiettato quella figura maschile negativa come una generalizzazione senza scampo.

Una persona molto importante per me ha letto la situazione nei miei silenzi: mi ha incoraggiato ad avere una vita sociale perchè potessi vedere come la realtà fosse diversa dal mio incubo: mi invitava ad uscire.
Ho ripreso a frequentare gli amici in sordina – prima li evitavo del tutto perchè mi vergognavo di dover dare troppe spiegazioni.
A questo punto il mio ex ha cominciato con lo stalking.

«Ho compreso che mi avrebbe ucciso»

Avevo sempre più il disgusto di stare sola con lui: organizzavo le cose in modo da non rimanere mai soli in intimità.
Un giorno, in casa sua, come altre volte, demmo in escandescenza per un litigio.
Quel giorno mi percosse violentemente, prendendomi a calci con gli scarponi al piede. Mi liberai solo perchè una vicina aveva sentito gli strepiti ed era venuta a bussare. Questi episodi continui li ho rivisti in un programma televisivo dal tema Amore Violento: ho compreso che se non fossi andata via, mi avrebbe ucciso.

A questo punto ebbi la forza di lasciarlo, ma lui perdurò in un corteggiamento fatto di fiori e regali: smise solo parecchio tempo dopo di perseguitarmi in questo modo. Molto più tardi ho scoperto che aveva trovato un’altra ragazza.»

I consigli dello Psicologo

alessandro-iagulli amore violentoÈ Alessandro Iagulli, psicologo e criminologo salernitano, ad accompagnarci sul filo di questa storia paradigmatica: ordinario amore violento, con quegli accessi indefiniti di possessività, espressi nella folle gelosia.
Ci spiega qual è la prima cosa da fare in una simile situazione e, perentoriamente, chiarisce un dato clinico: non possiamo mettere in dubbio che un simile uomo possa nutrire amore, però possiamo essere certi che questo amore non è affatto indirizzato alla compagna.
L’ingabbiarla, il possederne le scelte, è una relazione immatura che non è e non nasce da alcuna forma di amore.
Chiarendo che il litigio è una forma di comunicazione sana, la violenza no, lo psicologo fornisce qualche sfumatura preziosa sul valore del litigo.

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