Andrea Devicenzi agli studenti: “Datevi la possibilità di sbagliare”
Andrea Devicenzi incontra gli studenti del liceo Piranesi di Capaccio. Poi parla ai microfoni di Zon.it: "Mi hanno deriso, ma sulla bilancia della vita ho messo quello che volevo raggiungere"
“Datevi la possibilità di sbagliare”, dice Andrea Devicenzi agli studenti del Liceo Scientifico Piranesi di Capaccio (SA), perché è solo mettendosi in gioco che ogni persona può attivare le risorse per raggiungere qualunque obiettivo.
A 17 anni, dopo un incidente in sella alla sua moto, perde per sempre la gamba sinistra. Nel 2013, con la maglia della Nazionale di Paratriathlon, vince in Turchia la medaglia d’argento. Oggi è Performance Coach e Formatore Esperienziale. Ai microfoni di Zon.it ci consegna una straordinaria testimonianza di forza e resilienza.
A 17 anni hai avuto un incidente che ti ha cambiato la vita. Quando e come sei riuscito a trasformare la difficoltà in opportunità?
Farlo ha richiesto tempo e azioni, una dopo l’altra. A distanza di nove mesi dall’incidente, sono tornato in canoa. In quel momento mi sono reso conto che non tutto era impossibile, che c’era ancora spazio per raggiungere traguardi. Non sapevo ancora come fare, ma avevo una convinzione fondamentale: che, a diciott’anni, avessi ancora abbastanza tempo davanti a me per rendere la mia vita straordinaria.
Oggi esiste ancora il pregiudizio per cui la disabilità è considerata una condizione di inferiorità. Sui social, poi, sta dilagando il fenomeno del cyberbullismo e le persone sanno essere feroci. Sei mai stato vittima di questo pregiudizio?
Sì, dai 18 ai 26 anni, quando indossavo la protesi, ho subito qualche derisione. Tramite lo studio della musica e lo sport sono riuscito a deviare i miei pensieri: non ero concentrato su chi mi derideva ma su me stesso, sulla possibilità di fare sempre meglio. Uno dei miei più grandi successi è stato prendere le distanze dal giudizio delle persone. Mi hanno dato del poverino, mi hanno deriso, ma sulla bilancia della vita ho messo quello che volevo raggiungere.
Sei anche un mental coach. Quali persone hai incontrato nella tua esperienza e quali sono le barriere psicologiche che hai aiutato ad abbattere?
Lavorando con imprenditori, atleti, manager non si entra nel merito tecnico, ma si lavora su altri aspetti molto affascinanti. E’ un lavoro, questo, che mi porterà a crescere e formarmi fino all’ultimo giorno di attività. Si lavora fondamentalmente sugli obiettivi, sulla consapevolezza, sull’autostima. Spesso le persone rimangono coinvolte in difficoltà del passato mentre bisogna essere in grado di proiettare quelle difficoltà nel qui e ora, di capire quali sono i benefici che ci insegnano.
Oggi ci hai contagiato con la tua determinazione e la tua energia. Qual è la prossima sfida che ti attende?
La prossima sfida a livello sportivo è l’Islanda, un’avventura di 2200 km in cui incontrerò temporali improvvisi e impressionanti raffiche di vento. Mi è sempre piaciuto l’inaspettato, mi piace accoglierlo con la consapevolezza che ci saranno delle difficoltà che tenterò di superare, una alla volta. Partirò da Reykjavík, vivrò una nazione meravigliosa, e poi festeggerò il mio ritorno a Reykjavík.
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