11 Novembre 2014 - 15:50

Aqualung, la storia di un clochard raccontata da una band

Con ogni probabilità Aqualung è la canzone più famosa nella storia dei Jethro Tull, pubblicata per la prima volta nell’album omonimo datato 1971

Il brano riassume la dura e aspra vita di Aqualung, un senzatetto identificato solo con questo soprannome, traducibile in italiano come “autorespiratore” (in pratica quello utilizzato dai sub). L’appellativo gli fu dato dal front man del gruppo, Ian Anderson, che in un’intervista specificò che tale nomignolo era dovuto al fatto che l’incedere e il respirare di Aqualung gli ricordavano proprio il rumore del respiratore dei sub.

La canzone è riconoscibilissima per il famoso riff iniziale che immette in una situazione delle più canoniche: Aqualung, rappresentato fin da subito in misere condizioni, è al parco e osserva alcuni bambini.

Sitting on a park bench / eyeing little girls with bad intent. / Snot running down his nose / greasy fingers smearing shabby clothes. / Drying in the cold sun / Watching as the frilly panties run. / Feeling like a dead duck / spitting out pieces of his broken luck;

Seduto su una panchina nel parco / Osservando delle ragazzine con cattive intenzioni / Moccio cola dal suo naso / Dita unte imbrattano vestiti logori / Si asciuga al sole / Mentre guarda le mutandine di pizzo che corrono / Sentendosi come un’anatra morta / Sputando pezzi della sua fortuna rotta.

Un’eventuale cattiva intenzione da parte del senzatetto (anch’essa facente parte della “classica” visione del “barbone”) è subito eliminata dai due versi finali di questa prima parte, che ci trasportano repentinamente dentro la seconda strofa del brano che focalizza l’attenzione su quello che è il tema principale affrontato all’interno della canzone, cioè le condizioni di vita degli strati poveri della società:

Sun streaking cold / an old man wandering lonely. / Taking time / the only way he knows. / Leg hurting bad, / as he bends to pick a dog-end / he goes down to the bog / and warms his feet. / Feeling alone / the army’s up the road / salvation à la mode and / a cup of tea. / Aqualung my friend / don’t start away uneasy / you poor old sod, you see, it’s only me;

Freddi strali di sole / Un vecchio cammina solitario / Passando il tempo / Nell’unico modo che conosce / La gamba gli fa molto male / Mentre si china per prendere un mozzicone di sigaretta / Scende giù verso l’acquitrino / E si scalda i piedi / Si sente solo / L’Esercito [della Salvezza] è in fondo alla strada / Salvezza alla moda / Ed una tazza di tè / Aqualung amico mio / Non allontanarti a disagio / Povero stronzo, lo vedi, sono solo io.

AqualungTale slittamento è segnalato anche dal cambio di ritmo che diventa più lento e “meditativo”; un “marchio di fabbrica” di Ian Anderson e dei Jethro Tull, che all’interno degli stessi album, e talvolta anche nelle stesse canzoni, come nel caso di Aqualung, mescolano diverse sonorità che vanno dal progressive rock al folk, grazie all’uso mai banale del flauto, suonato sempre con grande maestria da Anderson.

Oltre alla grande padronanza di questo strumento (purtroppo non è presente in Aqualung, ma vi rimandiamo al brano My God per ascoltarne un assolo straordinario), Ian Anderson ha sempre sfoggiato un’altra peculiarità che gli ha consentito di interpretare al meglio tutte le sue canzoni e che va di pari passo con i frequenti cambi di melodia: una voce in grado di adattarsi perfettamente al tema delle canzoni eseguite, passando da toni ruvidi, aspri e aggressivi a toni più tranquilli, sereni e pacati, mantenendo sempre una straordinaria efficacia.

Dopo la sezione “meditativa”, esplode in maniera vera e propria l’anima rock dei Jethro Tull, con una nuova strofa, segnalata da un ulteriore cambio di ritmo, che dopo i primi versi riprende quelli della strofa precedente, quella che abbiamo definitivo “riflessiva”. Il tutto per ribadire l’estrema povertà, solitudine e miseria del protagonista, amplificando il messaggio sociale della canzone:

Do you still remember / December’s foggy freeze / when the ice that / clings on to your beard is / screaming agony. / And you snatch your rattling last breaths / with deep-sea-diver sounds, / and the flowers bloom like / madness in the spring;

Ti ricordi ancora / Il gelo nebbioso di Dicembre / Quando il ghiaccio che / Pende dalla tua barba
È agonia urlante? / E carpisci i tuoi rantolanti ultimi respiri / Con suoni da sommozzatore d’alto mare / Ed i fiori sbocciano / Come follia nella primavera.

Subito dopo, le parole lasciano spazio alla musica pura: è il momento dell’assolo di chitarra. Un assolo di grande forza ed energia, dalle fantastiche sonorità che, a ragione, la rivista Guitar World ha posto al 25° posto nella classifica dei migliori cento assoli di chitarra della storia della musica rock.

Il brano riprende poi con i versi Aqualung my friend / don’t start away uneasy / you poor old sod, you see, it’s only me, come a voler sottolineare la vicinanza, reale o anche soltanto morale, dei Jethro Tull al triste protagonista della canzone, assurto a emblema di tutta una classe sociale.

Infine il pezzo si chiude, in maniera circolare, con i versi d’apertura: Sitting on a park bench / eyeing little girls with bad intent. / Snot running down his nose / greasy fingers smearing shabby clothes. / Drying in the cold sun / Watching as the frilly panties run. / Feeling like a dead duck / spitting out pieces of his broken luck.

Un modo amaro per constatare come le cose non siano cambiate più di tanto, per evidenziare come Aqualung sia tornato a fare le stesse azioni di sempre: dopo il meraviglioso viaggio che Ian Anderson e i Jethro Tull ci hanno offerto nel breve spazio di una canzone, si è tornati al punto di partenza e si riprendere il cammino nel punto esatto in cui si era interrotto.