Arriva la Carta Verde per spostarsi tra regioni: come ottenerla
Coldiretti la definisce “carta verde salvavacanze” perché permetterà la villeggiatura di 23 milioni di italiani: ecco come ottenerla
E’ in arrivo la Carta Verde, già ribattezzata “carta verde salvavacanze”. Così la definisce Coldiretti, alla luce del fatto che la green card sarà un semaforo verde per la villeggiatura di 23 milioni di italiani. Scopriamo come funzionano gli spostamenti tra regioni rosse e arancioni previsti dall’ultimo decreto Draghi.
Tre strade per ottenerlo
Ci sono tre modi per ottenere il passaporto Covid: vaccinazione, guarigione o tampone. Nei primi due casi, il pass ha validità di sei mesi. Nel terzo caso, invece, la validità è di solo di 48 ore se ci sottoponiamo a un test molecolare o antigenico rapido, i quali dovranno risultare negativi. La green card avrà formato cartaceo o digitale e “cessa di avere validità qualora nel periodo di vigenza semestrale l’interessato venga identificato come caso accertato positivo“. Se abbiamo scelto l’opzione vaccino, il lasciapassare sarà rilasciato dopo la prima dose. Chi, invece, ha già ricevuto entrambe le dosi, può ottenere il documento richiedendolo alla struttura sanitaria, alla Provincia o alla Regione.
Chi lo rilascia
Se il cittadino si è vaccinato, la carta verde è rilasciata dalle stesse strutture sanitarie che hanno somministrato le dosi. Nel caso di cittadino sottoposto a tampone, invece, la certificazione è rilasciata da chi ha svolto il test (strutture sanitarie pubbliche e private, farmacie, medici di medicina generale o pediatri di libera scelta). In entrambi i casi, la documentazione sarà consultabile nel fascicolo sanitario elettronico di ciascuno.
Nel caso di guarigione dal Covid, invece, possono rilasciare la Carta Verde o l’ospedale dove è avvenuto il ricovero o il medico di famiglia che ha gestito le terapie domiciliari. Si sottolinea, infine, che “le certificazioni di guarigione rilasciate precedentemente alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono valide per sei mesi a decorrere dalla data indicata nella certificazione, salvo che il soggetto venga nuovamente identificato come caso accertato positivo al Sars-Cov-2“.
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