Bamyan-Perdifumo, storie di scuola tra penuria ed eccesso
Siamo a Bamyan, in una regione situata a un centinaio di chilometri da Kabul, Afghanistan
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Dopo una settimana di lavoro alla scuola del distretto, eccolo qui inforcare la sua bicicletta. Non che Saben Hosseini, maestro della scuola elementare di Bamyan, non utilizzi il velocipede anche durante la settimana, nossignore. E’ solo che proprio nel week end, quella che dovrebbe essere una bicicletta con il manubrio libero dalle fatiche dell’insegnamento, si trasforma in un veicolo zavorrato dalla leggerezza di due portapacchi, uno dietro la sella, l’altro davanti al manubrio.
Sì, d’accordo, l’espressione “zavorrato dalla leggerezza” è un ossimoro, una contraddizione in termini, magari non apprezzata da alcuni di voi col palato fino. Ma ditemi un po’, lettori schifiltosi, quale peso può essere più leggero di una montagna di parole, di frasi tra le cui pieghe qualcuno, appena più sensibile e riflessivo di altri, ha nascosto aneliti di libertà e di affrancazione? Ebbene, il maestro Saben Hosseini del distretto di Bamyan, è a tal punto convinto dell’importanza di questo dono pronto a concedersi a chi solo voglia meritarselo, da salire in groppa al suo Ronzinante d’acciaio, con il caldo a 40°C così come con la neve, per assolvere la sua missione: pedalare per svariati chilometri allo scopo di portare, attraverso i libri importati dal vicino Iran (oltre agli autori in lingua, è presente anche qualche scrittore occidentale come Victor Hugo, Jack London e Antoine de Saint Exupery), la scuola ai bambini troppo distanti per poterla frequentare.
Saben Hosseini di Bamyan, impavido e illuminato dalla grazia del gesto semplice, scende dalla sua bicicletta. Attorniato da un nugolo di ragazzini festanti non foss’altro che per le copertine colorate del Piccolo Principe e di Zanna Bianca, distribuisce libri. Li presta, con tutta la grandezza della gratuità, per poi venirli a ritirare e per poi, ancora una volta, prestarne di altri. Fino a quando i caratteri dei libri non avranno riesumato, nelle mente dei piccoli lettori, il fantasma ingenerato della libertà dalla povertà e dall’ignoranza.
Perdifumo, Italia, Campania, piccolo comune nel salernitano, a una distanza di oltre cinquemila km da Bamyan.
Un altro mondo, un presente che è già futuro, alimentato com’è dalle comodità di una storia fortunata. Siamo in Occidente, nelle terre del progresso e della conquista. Qui non c’è bisogno di nessun maestro Hosseini di Bamyan. Ci sono scuole e ci sono bambini vicino alle scuole. A Perdifumo, come in tutt’Italia, non abbiamo nemmeno i 40°C e i -30°C dell’Afghanistan; e ciò nonostante la presenza di milioni di auto con, rispettivamente, aria fredda e aria calda, pronte ad immunizzarci contro ogni inclemenza del tempo. Ebbene qui a Perdifumo, Italia, Campania, un assessore, al secolo Stefania De Simone, si trova a lanciare un appello. Si rivolge accorato ai potenziali alunni della prima media del paese affinché non si iscrivano nelle altre scuole, magari in città (ecco perché non ci può essere un maestro di Bamyan a Perdifumo, troppa scelta per pochi candidati), ma che lo facciano proprio qui, a Perdifumo: basterebbe che si iscrivessero anche solo due alunni, per raggiungere il numero minimo che la legge prescrive per la formazione di una classe come Dio comanda e, soprattutto, legittima
Bamyan-Perdifumo: ancora una volta, l’eterna ingiustizia tra mancanza che genera l’eroe e abbondanza che partorisce appelli.
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