18 Novembre 2016 - 17:41

Basilicata, una regione avvolta tra assurdità e questione morale

In Basilicata arriva la prima sentenza su Rimborsopoli. Fra i 22 condannati dalla Corte dei conti spiccano i nomi di Marcello Pittella, attuale Presidente della Regione, e Luca Bria, attuale assessore all’Agricoltura

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Quando si parla di questione morale, inevitabilmente il pensiero vola alle parole che Enrico Berlinguer, allora segretario del PCI, rilasciò ad Eugenio Scalfari nel lontano 1985.

L’esponente comunista, sin da subito, cercando di spiegare maggiormente il termine, fece riferimento, non ai casi di “disonestà” e “illegalità”, che andavano comunque denunciati e stroncati sul nascere, ma sull’occupazione totale dei partiti delle istituzioni che, inevitabilmente, stavano “deformando” la democrazia italiana.

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A trentuno anni di distanza, smentendo totalmente quanto detto, la classe dirigente della Basilicata, al cui interno sono presenti diversi esponenti fra coloro che “vantano” di avere Berlinguer fra i padri nobili del partito, ha evidenziato, per l’ennesima volta, la peculiarità di una terrà che più che “Felix” può essere definita “Particularis”.

Infatti, dopo circa tre anni di indagini, la Corte dei conti di Potenza ha condannato Marcello Pittella, attuale Presidente di Regione allora Assessore, Franco Mollica, attuale Presidente del Consiglio Regionale, Vincenzo Folino, oggi deputato, Luca Braia, attuale Assessore all’agricoltura, e Paolo Castelluccio a risarcire poco più di 20mila euro per rimborsi indebiti per spese di segreteria e rappresentanza.

Questa “storica” sentenza, che segue un ulteriore filone di indagine che coinvolge sempre l’attuale Presidente Pittella, oltre all’assurdità della situazione (Pittella è stato rieletto a margine della seconda indagine, come buona parte degli altri indagati, ed è stato protagonista della politica lucana, sempre insieme agli altri “nomi noti” delle indagini, dal 1996 ad oggi) fa emergere una serie di riflessioni che investono tanto il campo politico-sociale della Basilicata quanto il Referendum costituzionale del 4 dicembre.

Per quanto riguarda il primo ambito, facendo riferimento strettamente al territorio lucano, ciò che incuriosisce è che quanto detto sulla questione morale, va praticamente a “farsi benedire”.

In pratica, nella specifica occasione, la “distorsione della democrazia”, l’invasione partitica delle istituzioni e la reiterazione dell’atto (a detta degli avvocati difensori, tesi che sembra rafforzare l’accusa se non insospettirla ancora di più, conforme “a una prassi più che costante la quale, comunque, non ha mai ricevuto rilievi da parte degli organi di controllo, ossia l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, né tantomeno in occasione delle approvazioni dei bilanci”) si è mescolato al mantenimento del ruolo di vertice delle persone coinvolte, tanto da non far “considerare” per nulla quanto accaduto.

Facendo riferimento al secondo punto, invece, la questione è maggiormente “pratica” e si pone, quasi, come un tentativo di far comprendere realmente chi potrebbe essere protagonista nel futuro Senato della Repubblica.

L’art. 57, così come modificato dal Ddl Boschi, recita testualmente: “I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori”.

In caso di conferma della riforma costituzionale, quindi, sarà possibile ritrovare uno dei coinvolti nella Rimborsopoli lucana, data anche la “forza elettorale” detenuta dai personaggi considerati, direttamente nel nuovo “Senato delle Regioni” con, non solo il potere di decidere le sorti del Paese, sia attraverso le compentenze in ambito internazionale che attraverso le materie “concorrenti” con la Camera dei Deputati, ma anche una “super protezione” dettata dall’insindacabilità attribuita ai nuovi membri di Palazzo Madama e da quella amministrativa attribuita ai consiglieri regionali.

In conclusione, dopo avere assistito per troppo tempo a “svarioni” di ogni tipo sul territorio lucano, il pensiero che sorge sempre più spesso è: Basilicata mia, come ti hanno ridotta!

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