17 Marzo 2016 - 19:25

Bayern – Juventus e quella maledetta paura di vincere

Bayern Juventus

Bayern – Juventus. Succede che a un certo punto, alla soglia dell’impresa, sopraggiunga quella maledetta paura di vincere, che ti costringe a trincerarti, a cercare di difendere il risultato fino a quel momento acquisito, fino a vederlo scivolare via

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Per un’ora la Juventus ha sfiorato un’impresa che solo i tifosi più passionali avrebbero potuto preventivare, soprattutto dopo che a Torino, il Bayern, aveva per larga parte dominato la Juventus, e solo per una certa leziosa ricerca del preziosismo, non avevano chiuso la pratica, poi, complici anche le assenze in difesa, si erano fatti rimontare, ma il 2 a 2 dell’andata, lasciava comunque poche speranze alla squadra di Allegri.

Il calcio, però, è una scienza non Euclidea, i fatturati, i numeri e i nomi, contano poco. Allegri, nel primo tempo, indovina tutte le mosse, proponendo un inedito 4 5 1, esibendo un’italianissima tattica di difesa e contropiede, come se il tecnico toscano avesse recuperato, dalla biblioteca Juventina, i vecchi appunti tattici di Trapattoni, uno che sul catenaccio ci ha costruito una carriera di sfolgoranti vittorie.

Guardiola, dal canto suo, sfodera un saggio d’inestimabile presunzione, proponendo un 2 5 3 che lo spagnolo deve aver visto nel biliardino, con i difensori sulla linea del centrocampo e il portiere che a volte era costretto a spingersi fino alla tre quarti, giocando sempre coi piedi, manco fosse Garella.

Così bastava un lancio lungo, e Morata, con la sua velocità, riusciva ad andare in porta tutte le volte, o a scaricare per i compagni. Per un’ora sembrava di assistere alla più classica partita tra Italia e Germania, con i tedeschi che attaccavano, e gli italiani che segnavano.

Alla fine del primo tempo la Juventus era in vantaggio di due goal e in più di un’occasione hanno sfiorato la terza e forse decisiva segnatura, e anzi recriminando giustamente per un fuorigioco inesistente sul due a zero.

I tedeschi hanno il merito di credere nella rimonta, ma chi conosce il calcio sa che non si tratta di tenacia o coraggio, ma di attitudine, di cultura sportiva; i tedeschi, come gli inglesi, giocano così, qualunque sia il risultato, o il momento della gara, loro non sono in grado di gestirla, corrono, avanti e indietro, eseguendo sempre lo stesso canovaccio.

Possono vincere sei a zero e cercheranno il settimo goal, o perdere sei a zero e proveranno comunque a farne uno, non amano la tattica e prediligono il gioco della corsa.

Eppure per più di un’ora la Juventus sembra assolutamente padrona del campo e in grado di raggiungere l’impresa, poi sopraggiunge quell’attimo di panico che sempre si prova ad un passo dall’arrivo, così Allegri, che fino a quel momento aveva azzeccato tutto, perde la bussola, inserendo Sturaro, un giocatore per nulla adatto a questo livello di calcio, al posto di Khedira, ma soprattutto sostituisce Morata con Mario Mandzukic, un giocatore assolutamente valido, ma troppo compassato per interpretare il ruolo così come Morata aveva fatto; avrebbe avuto più senso inserire Zaza, che è molto più aggressivo, più dinamico.

Un altro aspetto che ha giocato in favore dei tedeschi è stato l’aspetto fisico, la Juventus è crollata dopo settanta minuti a buoni ritmi, il Bayern spostava continuamente la palla, costringendo i bianconeri a muoversi molto, ciò non toglie che il crollo è stato troppo evidente. Diversi gli errori di lucidità, come il tentativo di dribbling in area da parte di  Evra che ha poi portato al secondo goal.

Nei supplementari non c’è stata partita, è anche una questione di inerzia mentale, di solito chi pareggia in extremis, poi difficilmente perde, la mazzata per chi aveva pregustato la vittoria è troppo forte.

Adesso la Juventus avrà un’altra partita all’ultimo sangue, il Torino e soprattutto Ventura hanno bisogno di salvare una stagione funesta e solo una vittoria nel derby potrà riconciliarli con i tifosi.

Questo match e come avrà superato le amarezze di Monaco, diranno molto sulle possibilità bianconere di centrare il quinto storico scudetto. [ads2]