1 Giugno 2017 - 17:57

Blue Whale, verità o bufala virale? Facciamo chiarezza

Grindadráp

Dopo che Le Iene si sono occupate della Blue Whale in Italia si è scatenato un polverone. Ma le forze dell’ordine parlano di una moda come tante

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Da quando Le Iene hanno mostrato al mondo il fenomeno della Blue Whale, nel nostro Paese si è scatenato un vespaio di polemiche. In Italia sembra che la popolazione si accorga delle cose solo quando è la televisione a parlarne, e tra le trasmissioni che hanno più seguito, quella di Italia1 sembra essere un pò la Bibbia 2.0 per gli italiani.
Da quando quel servizio è andato in onda, e la Blue Whale si è palesata come lo spettro più terrificante per i genitori dei nuovo millennio, sembra che le ombre che aleggiavano su alcuni casi di suicidio o gesti di autolesionismo che coinvolgevano dei minorenni, si siano dipanate. Fino ad ora, infatti, i fascicoli su cui sta indagando la Procura di Milano per istigazione al suicidio contro ignoti siano una decina, tutti segnalati da scuole o famiglie allarmati dalla possibilità che dietro tutto questo possa esserci il “gioco” della balena blu.

Verità o allarme

La Procura per i minorenni di Milano sta effettuando una serie di verifiche per capire se, in alcuni di questi casi, ci siano davvero i famigerati “curatori“, ovvero coloro che dettano le regole del “gioco” ai ragazzini. La Procura ha ricevuto una serie di segnalazioni solo nelle ultime due settimane, tutte tra Milano e provincia, ma non tutte veritiere. Gli investigatori si starebbero concentrando, pare, solo su tre o quattro di questi casi.

Laddove, però, l’emulazione è il pericolo più grande quando si tratta di questo tipo di fenomeni, è sempre bene documentarsi prima di sbattere il mostro in prima pagina. La televisione non è il Messia, e i messaggi che porta non sono necessariamente dettami da seguire alla lettera.

Il comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, Canio Giuseppe La Gala, ha parlato di “una squadra ad hoc di investigatori per effettuare il monitoraggio e l’analisi su base regionale, per studiare il fenomeno e individuare i soggetti a vario titolo coinvolti”. E ancora “si invitano i genitori a segnalare tempestivamente alle stazioni carabinieri o presso un qualsiasi ufficio di polizia situazioni di specifico interesse”.

Una moda sbagliata

I casi su cui si stanno concentrando gli investigatori sono quelli segnalati da alcune scuole, e che che coinvolgono una ragazzina del 2002, due del 2004 e un ragazzino di 12 anni. Le vittime, a quanto si sa, si sarebbero inflitte alcuni piccoli tagli sulle labbra e tutti hanno parlato di un “curatore“, che li avrebbe agganciati sui social e poi su WhatsApp, che sarebbe stato il mezzo per diffondere le immagini delle famigerate “prove” una volta superate.

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