12 Maggio 2020 - 16:21

Bonafede alla Camera ritorna sul caso al vertice del Dap e la scarcerazione dei boss

bonafede

Bonafede dichiara che sulla mancata nomina di Di Matteo come vertice del Dap non c’è stata nessun interferenza. Le scarcerazioni dei boss, dichiara il ministro, sono state decise dai magistrati competenti

Alla Camera il ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha tenuto un’informativa al fine di ricostruire le vicende giudiziarie di questi ultimi mesi: le rivolte nelle carceri, le scarcerazioni dei boss, il caso al vertice del Dap, lo scontro con Di Matteo per la mancata nomina al Dap. “Si continuano a cercare possibili condizionamenti evocando, in modo più o meno diretto, i vari livelli istituzionali. Una volta per tutte: non vi fu alcuna interferenza, diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Punto! Non sono disposto a tollerare più alcuna allusione”. Sono queste le parole che Bonafede pronuncia in merito alla mancata nomina di Di Matteo al Dap verificatasi nel 2018.

Appresi con sorpresa la decisione del dottor Di Matteo e lo informai che avevo già avviato le pratiche per il dottor Basentini”, ha sostenuto il ministro. Bonafede ha poi ricostruito i contatti avuti con Di Matteo tra il 18 e 20 giugno del 2018. Il ministro continua le sue dichiarazioni sul caso affermando di aver nominato a capo del Dap Francesco Besentini. Quest’ultimo , secondo le parole del ministro della giustizia,  “si era distinto nel proprio lavoro” e “nel colloquio mi aveva fatto un’ottima impressione”.

Le polemiche suscitate dal caso hanno colpito il ministro che si dichiara offeso. “C’è un confine e un limite a tutto e per me, quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire il Paese”.  Bonafede poi si sofferma anche sulla scarcerazione dei boss mafiosi avvenuta lo scorso mese. “In merito alle ormai note scarcerazioni, ricordo che sono state determinate da decisioni prese, in piena autonomia e indipendenza, dai magistrati competenti  sui quali non c’è stato alcun condizionamento da parte del ministero o del governo”