25 Gennaio 2021 - 15:44

Bruno Tabacci: il democristiano, protagonista della crisi di Governo

Bruno Tabacci

Nella crisi di Governo c’è un nuovo protagonista: Bruno Tabacci, mediatore indiscusso di Palazzo Chigi. L’obiettivo? Un piano salva crisi

Negli ultimi giorni, il nome sulla bocca di tutti è quello dell’onorevole Bruno Tabacci. Il democristiano mantovano avanza una diversa soluzione alla crisi di Governo. Rimasto spesso dietro le quinte della macchina politica, Tabacci conquista il centro della scena e lo fa allo scadere del tempo, rendendo la missione salva crisi ancora più imprevedibile.

Democristiano dalla nascita o quasi, Tabacci si iscrive al partito all’età di 18 anni, per poi proseguire la sua lunga carriera da onorevole. Uomo discreto e poco noto ai rotocalchi politici, quella di Bruno Tabacci è un’opera di mediazione in extremis, che gli conferisce il titolo di primo sostenitore del governo Conte-ter.

Il piano salva crisi di Bruno Tabacci

Sì a un nuovo Governo, ma con lo stesso premier, considerato da Tabacci “l’unico punto di equilibrio di questa legislatura“. Per renderlo possibile però, “è necessario aprire un ventaglio di forze“, ammette Tabacci, in una lotta contro il tempo, in vista dell’appuntamento di mercoledì, in cui si voterà la relazione del ministro della Giustizia. Il pericolo per il governo rimane dietro l’angolo, il voto del 27, infatti, rischia di non raggiungere la maggioranza. Qui entra in scena Bruno Tabacci, attualmente impegnato nella ricerca di abbastanza deputati per dar vita a un “gruppo strutturato con oltre venti parlamentari“, mantenendo Conte a capo del Governo.

La squadra Tabacci

Per il momento, Tabacci raggiunge quota 13 deputati, in quello che si riconosce come gruppo “Centro democratico-Italiani in Europa“. Tra i membri della nuova squadra, gli esponenti di Forza Italia, su cui Tabacci punta il tutto e per tutto: “Se loro sono succubi di Salvini e Meloni si apre un grande spazio. Se poi si rassegnano a Salvini e alla Meloni questo spazio di raddoppia.”

Tra i nomi figura quello dell’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, mostratasi già in precedenza fedele al premier Conte. Hanno aderito al progetto Tabacci anche Alessandro Fusacchia, ex Capo di Gabinetto all’istruzione, Marco Rizzone, ex pentastellato, noto per aver richiesto il bonus Covid di 600 € e Carmelo Lo Monte, deputato leghista. Nessuna discriminazione di partito all’interno del gruppo CDIE, Tabacci accoglie così Daniela Cardinale, in un primo momento vicina ad Italia Viva, per poi aderire al gruppo misto, abbracciandone la causa.

Puntare sui malumori

La vera occasione per Bruno Tabacci parte dai malumori generali che coinvolgono Forza Italia, M5S e Italia Viva. Dai malumori può nascere un gruppo capace di sostenere un governo Conte-ter, questa la missione dell’onorevole mantovano. Al bando le discriminazioni di partito, per formare un gruppo solido al Senato, Tabacci non può curarsi di sottigliezze di questo tipo. Pertanto, da Forza Italia al Movimento pentastellato, tutti sono benvenuti nel gruppo Centro democratico-Italiani in Europa. Tabacci si fa così spazio in un mare di malumori alla ricerca di volenterosi più “ragionevoli e concilianti“, pescando dall’ampolla dei liberal democratici e tra gli ex renziani. Aperto il dialogo con il Movimento e Luigi Di Maio, con cui Tabacci ha da poco concluso un lungo incontro a Palazzo Chigi.

La vita politica

L’improvvisa entrata in scena sarebbe potuta apparire istintiva e del tutto improvvisata se si fosse parlato di una giovane leva appena entrata nella fossa dei leoni, ma Tabacci “è uno che la politica la conosce, non a caso ha fatto il suo passo adesso“, osserva Carlo Buttaroni dell’istituto Tecnè. Bruno Tabacci ha ben studiato la baraonda delle ultime settimane, la sfiducia e la delusione di una classe politica, conseguenza di una crisi sanitaria mondiale, in poche parole, il politico “ha capito che c’è un vuoto e che a Conte serve un perimetro elettorale.”

Eppure, il puzzle di nomi e partiti del gruppo misto sembra avere poca sostanza, lontano da una direzione chiara e precisa, senza una progettualità che trovi sostegno all’esterno dai malumori e dalla sfiducia. Il rischio più grande, però, rimane proprio Conte, a cui il gruppo dedica la sua missione salvifica. Il tentativo in estremo di salvare Conte potrebbe, infatti, inghiottire in un sol boccone un gruppo non ancora formato o nella migliore delle ipotesi, che questo viva esclusivamente di luce riflessa.