24 Maggio 2016 - 00:03

Buon Compleanno Bob Dylan!

Dylan

Il menestrello folk, una vita spesa tra la musica e l’impegno civile, compie oggi 75 anni. Nato Robert Allen Zimmermann, in ebraico Zushe Ben Avraham, in cinquant’anni di carriera è stato artista, poeta e profeta, riuscendo tuttavia a non cedere mai a nessuna etichetta. Cinque canzoni leggendarie per celebrare questa data, proprio nei giorni in cui il suo mito continua in radio con il suo ultimissimo brano “Fallen Angel”

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Dylan

Bob Dylan e Joan Baez

Di Bob Dylan, menestrello folk, animo malinconico e corpo esile, una vita spesa tra la musica e l’impegno civile, è stato detto tutto, forse troppo.

I 75 anni di un mito che ha alle spalle cinquant’anni di carriera sono tuttavia impossibili da ripercorrere in poche righe, soprattutto perché non di sola musica parla il nome di Bob Dylan, ma di tutto ciò che è stata la controcultura degli anni Sessanta, da cui prende il via la sua carriera.

Dagli esordi a New York all’amicizia con Joan Baez, Dylan è un mito di più di una generazione, ed un artista che ha dimostrato di poter stare ancora al vertice. Il suo bellissimo disco appena uscito, “Fallen Angel“, ci parla di un maestro che pur nella sua austerità e nel suo eclettismo che non si è mai prestato a nessuna etichetta, sa di potere e dover dire ancora qualcosa.

Ed eccoli i titoli che noi di Zon.it abbiamo scelto per raccontare la storia di Bob Dylan, nato a Duluth, nel Minnesota, il 24 maggio 1941.

  1. BLOWIN’ IN THE WIND, da THE FREEWHEELING BOB DYLAN (1963)

Quante strade deve percorrere un uomo, prima che lo si possa chiamare “uomo”? E su quanti mari deve volare una colomba bianca, prima che possa riposare nella sabbia?  Quante volte le palle di cannone dovranno volare prima che siano bandite per sempre? La risposta, amico, vola via nel vento. La risposta vola via nel vento.”

L’abbiamo sentita tutti, ed almeno una volta tutti l’abbiamo canticchiata. Perché è una canzone senza tempo, un vero inno alla pace, qualcosa che si rivolge direttamente a tutti con una serie di incessanti domande senza risposta. Fu scritta di getto, quando Dylan aveva 22 anni. E’ diventata la sua canzone simbolo.

       2. MR. TAMBOURINE MAN, da BRINGING IT ALL BACK HOME (1965)

Ehi mister tambourine/ suona una canzone per me/ non ho sonno e non ho un posto dove andare/ ehi mister tambourine suona una canzone per me nel tintinnare del mattino…

Surreale, poetica, onirica. Sono passati cinquant’anni da quando fu scritta, ma nessuno è ancora riuscito a comprendere chi sia, veramente, il Tambourine Man della canzone. Dylan parlò di lui come una sorta di Wonderwall, ossia di una persona che arriva giusto in tempo per aiutare chi è in difficoltà. C’è sicuramente dell’altro, comunque, dietro a questa canzone che ha cambiato per sempre la storia del folk americano. Qualcosa che l’autore non ha mai voluto chiarire apertamente.

       3. KNOCKIN’ON HEAVEN’S DOOR (1973)

Mamma, toglimi questo distintivo. Non posso più usarlo. Si sta facendo buio per me. Mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Scritta per il film Pat Garrett e Billy The Kid, nel 1975, è stata imitata da decine di gruppi e altri cantanti,ma nessuno ha saputo donargli la potenza di Dylan. E’ la storia di uno sceriffo anziano che ormai riguarda al passato con nostalgia.

       4. LIKE A ROLLING STONE, da HIGHWAY 61 REVISITED (1965)

Come ci si sente/ Come ci si sente/ Senza una casa/ Come una completa sconosciuta/ Come una pietra che rotola?

Onirica come Mr. Tambourine Man, è considerata dalla rivista Rolling Stone come la più bella canzone del XXmo Secolo. Per Dylan è il suo pezzo migliore, ed è la storia di una donna caduta in disgrazia. Una donna che per la quale vale la frase “Quando non possiedi più nulla non hai nulla da perdere, sei invisibile ora, non hai segreti da nascondere”

       5. HURRICANE, da DESIRE (1975)

Ecco la storia di “Hurricane”, l’uomo che le autorità incolparono per qualcosa che non aveva mai fatto. Lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare il campione del mondo…”

Bellissima, è la storia di Rubin Carter, il pugile di colore che negli anni Sessanta fu ingiustamente accusato d’omicidio e condannato sulla base di accuse sterili e impregnate di razzismo. Dylan lo conobbe in carcere negli anni Settanta, e la sua storia lo colpì. Da quell’incontro scaturì questo pezzo stupendo, la cui storia neanche un film di successo, quello cioè con Denzel Washington dal titolo “Hurricane: il grido dell’innocenza” è riuscito a raccontare meglio. Un pezzo carico di impegno sociale e antirazzista che nessuno meglio di Bob Dylan poteva riuscire a scrivere.

Dylan

Bob Dylan e Rubin Carter

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