15 Gennaio 2018 - 16:30

Calciomercato ‘Sliding Doors’: i colpi mancati dai club di Serie A

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Il calciomercato, nel corso della sua storia, non è solo affari e ufficialità. Ma è stato anche teatro di trattative che avrebbero potuto cambiare totalmente il racconto del campionato italiano di calcio. E la storia di Taffarel e la sua auto

Carlos Tevez al Milan

fonte foto: Gazzetta dello Sport

Il primo calciatore di questa ‘Sliding Doors‘ versione calciomercato è l’Apache. Non una, ma ben tre volte, l’argentino è stato ad un passo dal vestire la maglia rossonera. Nel 2011 la prima, con l’affare sembra andare in porto e i rossoneri pronti a sborsare 25 milioni al Manchester City. Galliani addirittura annunciò: Tevez ha rinunciato ad una montagna di soldi per venire da noi”. Ma l’affare saltò per il rifiuto dei Citizens.

Al secondo tentativo, nel gennaio 2012, Galliani e Tevez erano quasi vicini al matrimonio, con tanto di cena brasiliana (in foto). Lo stesso dg disse: “Di Carlitos mi fido, non mi tradirà..”. Mai parole si rivelarono più sbagliate. Vero, a tradirlo non fu l’Apache, ma Barbara Berlusconi. Da poco entrata nella società, la figlia del Presidente decise che Alexandre Pato doveva rimanere in rossonero, facendo saltare così l’affare milionario col PSG. Di conseguenza, papà Silvio decise che senza la cessione del Papero, Tevez non sarebbe diventato del Milan. Fu l’inizio dei primi dissidi tra Barbara e Adriano.

Quell’anno, il campionato venne vinto dalla Juventus ai danni del Milan, scudettato un anno prima. Da lì, l’inizio del ciclo bianconero, dove Carlitos Tevez si accasò nel 2013. E indovinate un po’ a scapito di quale club? Si, proprio il Milan.

In conclusione, per dare un titolo a questa telenovela, si potrebbe riprendere il titolo di un famoso film: Il Diavolo non veste Tevez.

Lionel Messi all’Inter e al Como

El Clásico

In ordine cronologico: Lionel Andrés Messi ha vestito la maglia del Como. Si, ma solo per due settimane, quelle di prova. Siamo nel 2001 e un ragazzo argentino viene messo in prova per diventare un calciatore dei lariani. Quell’anno il Como lotta per la promozione, che otterrà al termine della stagione.

Il presidente è Enrico Preziosi (sì, quello del Genoa) e anni fa confessò che quel 15enne argentino venne scartato per diversi motivi. Uno di questi si dice fosse per la statura del piccolo Messi e che, successivamente, il Barcellona (forse per prestigio) ha avuto la meglio. La storia dice che quel piccolino ora ha vinto tutto, compresi 5 Palloni d’Oro.

Qualcuno forse poteva vincerlo con l’Inter di Massimo Moratti. 12 luglio 2005, il presidente esce dalla sede del club e si ferma a parlare del mercato con i cronisti. Verso la fine parla di “un calciatore che potrebbe stuzzicare la fantasia, attaccante dell’Argentina giovanile”. Quelle parole non furono eloquenti e, dopo ricerche, spuntò fuori che si trattava proprio di Messi, protagonista all’epoca del Mondiale Under 20.

A confermare la cosa fu Luisito Suarez che, qualche anno dopo, dichiarò di avere ancora il pre-contratto che la società nerazzurra aveva pronto per ‘quell’attaccante dell’Argentina”. Quel pezzo di carta rimarrà negli archivi, ma ha fatto già storia.

Ronaldo (il ‘Fenomeno’) alla Lazio

Il 1997 fu l’anno del trasferimento miliardario di Luis Nazario de Lima, conosciuto come Ronaldo, all’Inter. Ma nel Marzo di quell’anno, il brasiliano era ad un passo dal vestirsi la maglia della Lazio, con tanto di voci a furor di popolo delle testate italiane (Repubblica su tutti) e spagnole (Marca).

I biancocelesti avevano sbaragliato la concorrenza (tra le italiane, anche lo storico Parma), erano disposti anche a cambiare sponsor tecnico (Umbro, mentre Ronaldo era sotto contratto con la Nike). Dunque pronti a tutto pur di avere il “Fenomeno” nella Capitale, sponda biancoceleste.

Ma l’affare non si fece perché (si dice per volontà del suo procuratore) Ronaldo scelse di sposare la causa della società di Massimo Moratti. Quella stagione, l’Inter vinse la Coppa Uefa per 3-0 a Parigi proprio contro la Lazio. E in gol andò anche Ronaldo

Francesco Totti alla Sampdoria

In 25 anni di carriera, nessun allenatore ha mai sfiorato l’idea di cedere Francesco Totti. Tutti, o quasi. Nel 1996, Carlos Bianchi prende il comando della Roma e indicò l’acquisto di un certo Angel Morales, un crack argentino, unito alla cessione del giovane Totti.

La trattativa sembra al punto di arrivo, con la Sampdoria pronta ad acquistare il giovane calciatore. Quando, in inverno, la Roma affronta in un mini-torneo l’Ajax e il Borussia M’Gladbach. Totti ebbe l’ultima ‘possibilità’ di far rimangiare la parola a Bianchi e a Franco Sensi. Ci riuscì alla grande: segnò sia contro gli olandesi (di un certo Jari Litmanen) che contro i tedeschi e trascinò i giallorossi al successo. Successo che il Presidente definì “tutto merito di Totti”.

Morale della favola: Totti rimase e il resto è storia, Carlos Bianchi venne esonerato dopo qualche mese e quel Morales finì proprio alla Sampdoria. Ma ci durò meno di un anno..

Zlatan Ibrahimovic alla Roma

Un intenso calciomercato quello dell’estate 2004 per la Roma, che venne rivoluzionata dagli addii di Capello, Emerson e Zebina in direzione Juventus e che aveva suscitato polemiche a non finire.

Nonostante tutto, l’allora dg Franco Baldini, aveva pronto il colpo da ’90. Dall’Olanda, era esploso il talento di Zlatan Ibrahimovic, calciatore dal sicuro avvenire. I giallorossi erano pronti al colpaccio per rispondere allo scippo della Juve. I bianconeri avevano in pugno Mido, un egiziano che aveva fatto bene in Francia, ex-compagno di Ibra all’Ajax. Sembra tutto fatto, con i due calciatori pronti a fare le visite mediche con i rispettivi club.

Ed invece, un certo Mino Raiola, procuratore dell’egiziano, annuncia al suo assistito che i bianconeri hanno cambiato obiettivo e hanno preso proprio Zlatan Ibrahimovic, soffiandolo alla Roma. E ai giallorossi? Proprio l’egiziano.

La ‘sliding doors’ vide vincente la Juventus: vinse lo scudetto (uno dei due cancellati per via di Calciopoli) e Ibrahimovic fu uno dei protagonisti principali. Invece la Roma visse la sua peggiore annata della storia, dopo quella dell’unica retrocessione (risalente agli anni ’50): salvezza alla penultima giornata. E Mido? Bidone totale, 0 gol in 8 presenze e spedito in prestito al Tottenham (dove siglò 13 gol) e successivamente ceduto definitivamente al club inglese, praticamente in regalo.

Cristiano Ronaldo al Parma e alla Juventus

Estate 2003: il Parma è a caccia di un’ala destra. Gli occhi del direttore tecnico Arrigo Sacchi (ebbene sì) si soffermano su un portoghese di 17 anni dello Sporting Lisbona. Quel ragazzo è Cristiano Ronaldo. Offerta pronta: 11 milioni che i club lusitano era pronto ad accettare.

Se non fosse, per un’amichevole tra lo stesso Sporting e il Manchester United proprio quell’estate. In quella partita, Sir Alex Ferguson individuò in Cristiano Ronaldo l’erede di David Beckham (passato nel frattempo al Real Madrid) e offrì 18 milioni ai portoghesi. Sbarco all’Old Trafford e il Parma venne beffato.

Prima del Parma, nello stesso anno, anche la Juventus fu ad un passo da CR7. Lo ha ammesso anche lui nelle scorse settimane, ma l’affare saltò perché il portoghese trovava più fascino nella Premier League, che nella Serie A. Ma adesso gioca nella Liga e l’Italia non l’ha nemmeno assaggiata.

Gli altri: Ronaldinho, Kane, Drogba e Lewandowski

Più in breve, nell’autunno 1988, un certo Roberto de Assis viene proposto al Torino. Il club granata accetta le condizioni del calciatore, che ha un fratello piccolo da inserire nel settore giovanile. Però il Gremio decide di far saltare l’affare. Quel piccolino che doveva finire nella ‘primavera’ si chiamava Ronaldinho e Roberto De Assis era suo fratello maggiore.

Nel girovagare di punte si segnalano anche il mancato acquisto di un certo Harry Kane da parte del Livorno (2013, la storia più recente) e Didier Drogba al Chievo di Campedelli (anno 2002). Senza dimenticare il clamoroso non-acquisto di Robert Lewandowski da parte del Genoa (2010), in quanto “non aveva la faccia da calciatore”, secondo i dirigenti rossoblù.

Taffarel, l’auto e il ritiro

Chiudiamo con una curiosità: siamo nell’estate del 2004 e l’Empoli decide di contattare Claudio Taffarel, storico portiere del Brasile e del Parma anni ’90, per affidargli la maglia numero 1.

Il brasiliano, nonostante i 37 anni, accetta l’offerta dei toscani e incammina verso Empoli (da Parma, dove militò l’ultimo anno) per firmare. Però arriva un intoppo, quello decisivo: la sua auto si blocca e Taffarel non arriverà mai ad Empoli. Lui prende il segnale dall’Alto come il momento giusto per dire basta con il calcio. E così fu, Taffarel si ritirò e fu una beffa atroce per l’Empoli. Si scuserà con il club e con Dio per questo gesto.

 

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