Carmen Consoli, chi è “Mago Magone”?
Con “Mago Magone”, tratta dall’album “Volevo Fare la Rockstar”, Carmen Consoli torna a pungere la politica italiana. Gli altri”carnefici” della sua storia musicale
Carmen Consoli si conferma insuperabile nel raccontare il mondo alla rovescia e con “Mago Magone”, quarta traccia del suo nuovo album “Volevo Fare la Rockstar” uscito lo scorso 24 Settembre, aggiunge un nuovo ritratto alla galleria di personaggi neri, cedenti a pulsioni ferine, che popolano la sua venticinquennale storia musicale.
Non è un uomo qualunque Mago Magone, te ne accorgi a partire dalla seconda strofa del pezzo, piena di spie testuali che sembrano rimandare al leader della Lega Matteo Salvini: il suo crescente intercettare consensi degli ultimi anni (rappresentato dall’immagine del carro/Carroccio del Mago Magone su cui tutti i suoi adepti sono invitati progressivamente a salire), il livore nei confronti del Sud Italia che ha caratterizzato buona parte della sua attività politica prima del 2018, quando la Lega Nord è diventata Lega per Salvini Premier (“C’è un grande fetore quaggiù al Meridione, il Mago Magone lo ha detto più volte”), ed infine il Papeete, la più recente buccia di banana su cui il cursus honorum pre-pandemia dell’ex Ministro degli Esteri sia scivolato (“Tutti in pista, alziamo la musica. Rum e Salsa il Mago straparla”).
Ammesso che la mia non sia solo un suggestione, non è la prima volta che Carmen Consoli, armata della sua chitarra e della voce rotonda, “punge” la politica e i suoi antieroi: “A.A.A. Cercasi”, brano nel 2010 – tra gli inediti del Best-Of “Per Niente Stanca”, è una tagliente riflessione sui rapporti di forza tra uomini di potere e giovani donne di belle speranze, che nutrono velleità artistiche, uscito in pieno bunga-bunga.
Attinge alle atmosfere della letteratura di Edgar Allan Poe Carmen Consoli per raccontare, in “La Signora del Quinto Piano” (tratto dall’album del 2018 “L’Abitudine di Tornare”) la terribile ed epidemica attualità del femminicidio, che in questo caso si consuma nella più totale inettitudine di chi invece, per mestiere, sarebbe chiamato a proteggere la protagonista.
Di vittime (donne) e carnefici (uomini) parla anche la canzone ad oggi più rappresentativa della poetica di Carmen Consoli, che conferisce al suo naturale istinto narrativo e immaginifico il compito, a volte arduo, di esorcizzare le storture e le contraddizioni della società: “Mio Zio” (tratta dall’album del 2009 “Elettra”) porta all’attenzione dell’ascoltatore il tema della pedofilia, senza dubbio alcuno il crimine più odioso che possa essere perpetrato ai danni di un altro essere vivente. Il brano ha vinto nel 2010 il Premio “Amnesty Italia – Voci per la Libertà”
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