Caso Khashoggi, siamo alla possibile svolta?
La Procura turca ha richiesto l’arresto di due alti funzionari sauditi. Gli stessi sono sospettati di aver pianificato il delitto di Jamal Khashoggi
Recep Tayyip Erdogan si rifiuta di incontrare il principe Mohammed bin Salman. E Ankara emana un mandato di cattura per due alti funzionari sauditi. Il caso Khashoggi segna un vero e proprio scontro diretto tra Turchia ed Arabia Saudita. Il confronto, però, è molto più intrinseco di quanto si creda.
Infatti, in gioco ci sono anche gli Stati Uniti di Donald Trump. L’episodio spacca anche le istituzioni americane, dove il Senato e la CIA si mostrano in netto contrasto con il presidente. Per salvare, infatti, le arme già commissionate a Riad, il tycoon continua a difendere il principe, osteggiando Erdogan e lo stesso Khashoggi.
A ricevere il mandato di cattura sono due esponenti molto vicini all’erede al trono, entrambi parte dello “squadrone della morte” di 15 elementi arrivato da Riad per sole 24 ore, per la missione omicida contro l’editorialista del Washington Post.
La Turchia, però, a questo punto, scopre le carte. Sembra, infatti, che il suo ruolo sia quello di slegarsi dalle varie accuse di non rispettare la libertà di stampa, di avvicinarsi a Europa e Stati Uniti. Il mandato d’arresto emanato ha l’effetto contrario: alimenta il sospetto che lo stesso principe ereditario abbia avuto in realtà un ruolo decisivo nel barbaro assassinio.
Una partita importante sul caso si gioca però pure a Washington, dove si è tenuta l’attesa relazione di Gina Haspel, direttore della CIA, ai senatori americani. Tutti quanti, infatti, hanno sostenuto l’ipotesi precedente affermata e reputano il principe colpevole. Uno scenario che riporta la CIA e parte del Congresso contro Trump.
Che il caso decreti la fine (anticipata) anche del Governo statunitense? Non resta che aspettare eventuali aggiornamenti.
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