25 Marzo 2016 - 22:08

Cattolici e Ddl Cirinnà, ovvero come ti boicotto i matrimoni civili

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I cattolici all’attacco del Ddl Cirinnà con una proposta di altri tempi. L’associazione Provita Onlus tenta il tutto e per tutto con l’obiezione verso le unioni gay

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In principio fu il “non expedit”, quando Papa Pio IX, nel 1874 (atto, tra le altre cose,abolito solamente nel 1919 da Papa Benedetto XV), dichiarò inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alle elezioni politiche del Regno d’Italia e all’intera vita politica (“consiglio” non seguito per nulla dagli stessi cattolici che si trovarono ad amministrare diversi enti).

Successivamente, precisamente a partire dal 1972, ci fu l’obiezione di coscienza che, concepita inizialmente per il servizio militare (successivamente alle note vicende legate a Pietro Pinna), venne estesa ai cosiddetti “temi etici” investendo (e creando una vera e propria schiera di medici disposti solamente ad “intervenire” nei loro studi privati) anche la sfera dell’aborto.

Cattolici

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Ora, la nuova sfida lanciata dai cattolici italiani di Provita Onlus (associazione per la difesa della vita, della famiglia “tradizionale” e contro l’aborto), ha compiuto un passo in avanti investendo il futuro spazio civilistico delle unioni tra persone dello stesso sesso.

L’organizzazione guidata da Toni Brandi, infatti, ha architettato un vero e proprio boicottaggio delle unioni gay inviando una lettera a tutti i sindaci (e funzionari pubblici) al fine di farsi portavoce di un’emendamento alla Camera (dove il Ddl Cirinnà approderà a breve) in cui venga istituita l’obiezione di coscienza dei primi cittadini verso i “matrimoni civili” fra persone dello stesso sesso.

Questo nuovo “non expedit” del XXI secolo, però, mostra, ancora una volta,  le diverse “astuzie” del mondo cattolico italiano.

In primo luogo, come è accaduto spesso e volentieri nel corso degli anni, nonostante il famoso rito “ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrano.” , i cattolici (con la fortunata estromissioni, in questa specifica occasione, delle alte sfere vaticane che, in caso contrario, avrebbero ribaltato la posizione di tanti “rappresentanti” favorevoli al Ddl) tentano in ogni modo di entrare nelle “faccende” della “res pubblica” ed influenzarne, attraverso i loro dettami, l’andamento democratico.

Per questa specifica situazione, considerando l’imposizione dell’idea di pochi su tutti, si rischierebbe, attraverso l’accettazione della proposta, non solo di imporre un’idea sulla libertà di pensiero generale ma anche di creare una situazione simile a quella con l’obiezione di coscienza sull’aborto (dove si sono rilevate, ad esempio, intere regioni, come la Basilicata, in cui si raggiungono vette del 90% di obiettori).

In secondo luogo si andrebbe anche a realizzare l’ennesima “invasione di campo” in cui un “presunto pensiero dominante religioso” si “farebbe legge” e diverrebbe a tutti gli effetti “legge dello Stato” (in maniera non dissimile alla tanto criticata Shari’a).

Inutile dire che ci si avvierebbe, non tanto verso una “teocrazia” (concetto, fortunatamente, lontano anni luce dalla nostra quotidianità) ma sicuramente verso una “democrazia molto influenzata”.

Le risposte dei sindaci (che hanno fortemente criticato l’iniziativa) e il monito dell’on. Cirinnà non si sono fatti assolutamente attendere ma, come è noto, l’Italia è Paese strano e troppo “abituato” ai cambiamenti repentini.

“In Italia si sta bene. In Italia si sta male. Si sta bene si sta male. In Italia si sta male. Si sta bene si sta peggio. Qua si sta come si sta”

(In Italia si sta male, Rino Gaetano)

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