Coachella, vent’anni nel deserto sognando la California
Il Coachella celebra i 20 anni con un nuovo documentario, ripercorrendo gli inizi e le storiche tappe del music festival, simbolo del sogno californiano
Tutti sappiamo cosa sia Coachella, il festival musicale più famoso al mondo. Tutti, anche chi non si interessa di musica. Pensiamo subito a folle immense scatenate a ritmo di musica, allo stile hipster di cui è diventato il massimo rappresentante, a tutte le celebrities riunite per quello che è l’evento dell’anno, a tutti i grandi cantanti e musicisti che hanno calcato quel palco,le cui performance sono ancora oggi chiacchierate.Pensiamo alle attrazioni,veri e propri capolavori di architettura e designer come la Ferris Wheel, i Sarbalé Ke, la Spectra, l’Overview Effect o ai Colossal Cacti.
Ma sopratutto, pensiamo agli sconfinati deserti circondanti da cactus e palme, i simboli della West Coast, illuminati dalla luce soffusa e intensa del tramonto californiano.
La prima edizione si ha nel 1999, quando Paul Tollett ebbe l’idea di un festival, nel bel mezzo del deserto. Nessuno si aspettava che avrebbe riscosso un successo planetario,nemmeno gli stessi ideatori.Risulta incredibile, visto che oggi il Coachella è diventato un’istituzione, un punto di riferimento.
La storia inizia negli Stati Uniti, verso i primi anni 90′. Sono trascorsi diversi anni dalla guerra del Vietnam e dalle contestazioni giovanili; eppure,proprio come allora, la musica continua ad essere un’ideale. Dichiarare di preferire un genere musicale, vuol dire entrare a far parte di una comunità e condividerne i valori.
A Seattle nasce il grunge, un genere di musica rock che si contrappone a quello più commerciale e che mescola influenze di diversa natura, soprattutto heavy metal e punk rock. Si rinuncia a sintetizzatori e tastiere,e si evita un uso smisurato di effetti sulle chitarre. Si riscoprono le sonorità del garage rock, con una predilezione per brani che alterna strofe avvolgenti che sfociano poi in ritornelli rabbiosi e urlanti. Già il nome richiama a qualcosa di “sporco”, elemento che si noterà anche nel modo di vestire,preferendo i jeans strappati, scarpe da ginnastica vecchie o t-shirt sgualcite.
Da un momento all’altro, quella cittadina dello Stato di Washington è la scena musicale più entusiasmante dalla Londra del punk. Il grunge diventa ben presto il grido di una generazione arrabbiata che non ha più alcun punto di riferimento. Si critica l’elitè politica dell’epoca,la società moderna interessata solo al conformismo e all’accumulo di ricchezze. Si parla di dolore, della frustrazione di vivere a cui si cerca di sfuggire rifugiandosi nella droga e nell’alcool. Band che hanno cambiato la storia della musica, come i Nirvana( la cui canzone “Smell Like a Teen Spirit”può essere considerata il manifesto di tale movimento), gli Alice in Chains,i Soundgarden e i Pearl Jam, ne sono le massime esponenti.
Ed è proprio il 1993, quando i Pearl Jam si trovano in conflitto con il più grande venditore di biglietti dell’epoca,Ticketmaster. La band si lamenta dei prezzi troppo alti dei biglietti e scoprono che l’azienda guadagna illegalmente una percentuale dal prezzo d’ingresso. Inizia la loro lotta contro il colosso americano,e decidono di non esibirsi nei luoghi patrocinati dalla famosa ditta di prevendite. Vogliono organizzare da soli i loro concerti.Pensano di essere abbastanza famosi, ed è cosi. Ma insorgono lo stesso alcuni problemi logistici, il più grande consiste nel fatto che Ticketmaster ha contatti con tutte le più importanti sale da concerto americane. I Pearl Jam devono trovare un luogo alternativo in cui potersi esibire.
La band rischia di saltare la tappa di Los Angeles, ma ecco che entra in scena Paul Tollett,giovane promoter presso la Goldenvoice, società che si occupa di organizzazione di eventi musicali in California. Gli assicura che riuscirà a trovare il luogo adatto. Si pensa a Palm Spring, ma la ricerca del posto risulta infruttuosa. Solo all’ultimo, vengono a conoscenza di un enorme prato da polo disponibile. Si tratta dell’Empire Polo Club in Indio, una piccola cittadina sperduta situata nella Contea di Riverside.Si decide che il gruppo si esibirà lì. E’ un rischio, ma la loro audacia viene ripagata e finiscono col vendere 25.000 biglietti. Era straordinario che un concerto, a basso budjet e tenutosi nel bel mezzo di un prato riuscisse ad attirare così tante persone.
Tollett intuisce il potenziale di quel campo da polo. Impiegherà tutte le sue forze per farlo diventare un’area perfetta per gli spettacoli di musica live. Nel 1997 partecipa a tutti i maggiori festival musicali d’Europa, e rimane colpito da quello che era il più rinomato dell’epoca, Glastonbury in Inghilterra.
La sua idea prende sempre più forma: creare un grande festival in stile europeo negli Stati Uniti la cui location sarebbe stata proprio quell’area sperduta in cui si esibirono i Pearl Jam,l’Empire Polo Club.Un evento che avrebbe riunito sotto lo stesso cielo le band e cantanti dai generi più disparati,dal rock all’elettronica fino all’hip-hop,e dare voce a nuovi artisti provenienti da una scena musicale underground.Riunire le persone per più giorni, nello stesso luogo ed esporle ad influenze sonore a loro ignote, questa sarà la chiave del successo.Ci riuscirà. Un esempio tra tanti: il Coachella sarà uno dei primi festival ad abbracciare il fenomeno della musica elettronica,fino ad allora considerato troppo esotico,e a farlo conoscere nel Paese.
Paul Tollett ha le idee chiare. Pensa a tutto, anche a nome. Si chiamerà Coachella Valley Music and Arts Festival,conosciuto poi solo con il nome Coachella, in onore del nome del serpente, simbolo della Città del Messico. Tutti pensano che il nome non vada, che debba essere cambiato; ma soprattutto è l’idea di fondo a non andare bene.
La sua è un’intuizione senza precedenti, ma viene ampiamente scoraggiata. Il pubblico americano non è compatibile col tipo di festival che hanno in mente.
Nel frattempo,nella località di Rome (Stato di New York)si svolgeva Woodstock 99. Il raduno per celebrare i 30 anni dal concerto rivoluzionario del 1969, si era trasformato in un autentico disastro: risse, saccheggi,incendi, stupri e ogni tipo di vandalismo.
Il Coachella viene annunciato il lunedì dopo Woodstock, dato che ormai tutto era stato preparato.Le persone ridevano- un Woodstock nel deserto?- e si chiedevano perchè fare questo proprio ora. Cercavano di vendere biglietti nel periodo in cui la reputazione dei festival non poteva essere peggiore.
Inaspettatamente si presentano quasi 40.000 persone. Sembra che la cosa possa avere successo. Eppure, nonostante la prima edizione fosse sembrata una vittoria, non si riuscì a trarne nessun guadagno. Vennero persi un sacco di soldi, quasi un milione di dollari. Paul Tollett dovette cedere la casa per ripagare una parte dei debiti.
Ma, allo stesso tempo il Coachella fa parlare di sè, attirando elogi e attenzioni. La Goldenvoice riceve molti aiuti e stringe un’accordo con la AEG. Anche loro hanno visto tutte le qualità di quel progetto e pensano di dover continuare.
Il 2002 inizia a far sperare. Ancora non si ottennero grossi guadagni, ma non persero molto. Da lì in poi, la strada è in discesa.Suona Björk,e l’anno successivo i The Raptors. Nonostante ciò, ancora non si pensava che avrebbe funzionato. Ogni anno si organizzava il festival senza avere la certezza che ci sarebbe stato l’anno successivo.
Il 2004 è l’anno della svolta. Si esibiscono i Radiohead e tutti accorrono a sentire l’iconico gruppo. Il mito del Coachella era appena iniziato.Nelle successive edizioni si susseguono artisti del calibro di Amy Winehouse, Arcade Fire, Madonna, Daft Punk, Muse ,Kanye West Outkast, gli Ac/DC, Iggy Pop, Sigur Ros, Red Hot Chili Peppers, Beastie Boys, Depeche Mode,Oasis, Coldplay, Prince fino ad arrivare a Beyonce, primo arista afroamericana a chiudere il festival. Si riuniscono band che non suonano insieme da tempo; era già successo nel 2004 con i Pixies e si è continuato con i Guns’N Rose, The Banshees and The Stooges, Bauhaus, Faith No More,e molti altri). Perfettamente in linea con l’idea di proporre una scena musicale quanto più eterogenea possibile.
Il Coachella si svolge in 6 aree musicali.Vi è il Coachella Stage ,il palco principale dove si esibiscono gli headliners. Alcuni di questi suonano nell’Outdoor Stage, caratterizzato da un’atmosfera molto più intima. Vi sono poi tre grandi tendoni (Gobi, Mojave e Sahara, ispirati ai nomi di tre deserti); e lo Yuma Yent, più simile a un piccolo club dove è possibile ascoltare la deep house e la techno
Il documentario ripercorre tutte le tappe di un evento che è ormai entrato nell’immaginario collettivo. La fama del Coachella è cresciuta talmente tanto, da diventare il punto di ritrovo per le celebrità del mondo dello spettacolo, alimentando sempre di più la leggenda attorno ad esso. Lo stile bohemien tipico delle edizioni degli ultimi anni, è diventato di tendenza nel mondo. Quasi tutte le più grandi icone della musica hanno suonato sul quel palco, considerato un punto di arrivo o come quel qualcosa che ti cambia la carriera per sempre.
Ad oggi, per molti musicisti, il palco del Coachella vuol dire avercela fatta, essere diventato qualcuno. Il momento d’uscita della sua lin-up è uno dei momenti più attesi nello show business.I musicisti già sanno che delle loro performance si parlerà nei mesi a seguire. In quelle due settimane verranno lanciate tutte le novità dell’anno, che sia moda,arte o musica.
Il Coachella è diventato un modo di vivere e di essere, facendosi simbolo di una nuova generazione accecata dal fascino del sogno californiano e rafforzando il mito di una California sempre pronta ad accogliere nuovi sognatori.
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