16 Aprile 2020 - 21:15

Coronavirus VS surriscaldamento globale: Quale dei due ci minaccia di più?

surriscaldamento clima

Coronavirus e surriscaldamento globale: entrambi sono mortali, entrambi influiscono sulla nostra vita. Ma queste due minacce non fanno paura allo stesso modo. Perché? Ma soprattutto, che legame intercorre tra i due pericoli?

Quello che fino ad un paio di mesi fa ci appariva come un remake asiatico del film “Io sono leggenda”, oggi è il nostro scenario quotidiano. Nel reale stato di emergenza in cui ci troviamo, è inevitabile pensare anche alle altre minacce naturali che incombono sul nostro pianeta. Attualmente in ordine di pericolosità, secondo alla pandemia,risulta esserci il surriscaldamento globale.

Queste due insidie presentano degli aspetti comuni: entrambe possono generare effetti catastrofici sull’economia e sulle società dell’intero pianeta. Entrambe richiedono misure eccezionali. Inoltre è comune la poca preparazione in nostro possesso nel fronteggiare queste due emergenze.

E non aiutano certo i molti Presidenti negazionisti, rimasti impassibili anche dinanzi all’evidenza. Eppure nel lontano 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva già annunciato il pericolo di possibili infezioni virali o batteriche che si sarebbero sviluppate e diffuse proprio a causa del cambiamento climatico.

Perché dunque questo atteggiamento differente di fronte ai due pericoli? E se c’è una correlazione tra essi, qual è?

Al primo quesito saremmo tentati di rispondere in modo abbastanza automatico ed intuitivo: il virus offre una prova tangibile della sua pericolosità, sembra essere più concreto ed imminente. L’umanità sta realmente morendo ed in numeri effettivamente preoccupanti. Inoltre la conoscenza solo parziale del virus e l’attuale assenza di vaccini rendono questa potenziale apocalisse ancora più spaventosa, poiché in parte sconosciuta.

Il cambiamento climatico è invece semplicemente percepito lontano nel tempo, evidenziando così l’umana e negativa tendenza a sottovalutare i rischi e i danni (falsamente ritenuti) a lungo termine.

A porsi questa domanda sono stati anche due famosi ricercatori scientifici,François Gemenne e Annaliese Depoux,in una lunga dichiarazione sul noto quotidiano Le Monde: concentrandosi sul secondo pericolo,essi hanno affermato che, alla base di questo errore di valutazione, risulterebbe colpevole (ed inconsapevole) l’insistenza degli scienziati nell’ indicare l’Africa subsahariana e l’Asia come le aree del mondo più a rischio. Negli anni è stata così ampliata l’idea di una minaccia non poi così imminente, lontana sia nel tempo che nello spazio, non prestando neppure attenzione ai vari ultimatum che la Terra ci inviava (incendi, inondazioni, tempeste ecc.)

Alla seconda domanda risponde invece Giuseppe Miserotti, membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE), esponendo i problemi di salute legati al surriscaldamento globale. L’esperto ha fornito l’esempio dei picchi delle influenze più famose, come la SARS e l’influenza Suina, verificatisi in corrispondenza dell’innalzamento di temperature di almeno 0,6 o 0,7 gradi oltre la media.

Per non parlare delle malattie e dei disturbi causati dai combustibili fossili,i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico.Ha inoltre affermato che ,senza interventi tempestivi a fermare il surriscaldamento globale, potrebbero presentarsi malattie anche peggiori in futuro. Risulta forte anche la probabilità di un risveglio di batteri e virus che da migliaia di anni vivono congelati nel permafrost. 

Sullo stesso punto si è espresso anche il fisico Giuseppe Onufrio,  direttore di Greenpeace Italia. Secondo l’esperto,la distruzione della biodiversità, dovuta all’avanzare dell’urbanizzazione ed industrializzazione, ha potenziato il meccanismo del salto di specie (“spillover”), ovvero il passaggio di un patogeno da una specie ospite ad un’altra, in questo caso da animale a uomo. Calza dunque a pennello la nota espressione “Tout se tient”, ad indicare che in natura tutto è collegato.

Il Covid-19 risulterebbe dunque quasi un monito per il futuro, una lezione di bon ton nei confronti del nostro (si spera) amato pianeta. Si può solo trarre una “sana” ispirazione da ciò che sta accadendo intorno a noi, istillare una “coscienza ecologica” più forte e attiva, prima che sia troppo tardi: se c’è una speranza di salvarsi da questa pandemia, nessuna cura o vaccino dell’ultimo minuto potranno rimediare ai danni inferti all’ambiente negli ultimi due secoli.