21 Aprile 2015 - 14:09

Commissione Affari Costituzionali: il PD e i nuovi epurati

commissione affari costituzionali

Nuovo cambio in Commissione Affari Costituzionali in vista dell’analisi sull’Italicum

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La gestione delle minoranze interne al Partito Democratico sembra essere divenuta una questione praticamente risolta.

A dispetto del nome e degli slogan acclamati (che concepiscono una minoranza interna al partito stesso) in Via del Nazareno la soluzione adottata è stata quella di cancellare totalmente tutte le aree non conformi alla linea maggioritaria.

Tutto è cominciato con il clamoroso caso di Corradino Mineo, ex giornalista e senatore PD, che dopo essersi fortemente opposto alla “riforma del Senato” è stato “sostituito” in Commissione Affari Costituzionali per, evidente, timore di trovare ulteriori oppositori alla riforma anche nella maggioranza.

Ora il discorso si è spostato sulla legge elettorale (il c.d. Italicum) e anche questa volta la mossa della maggioranza renziana è stata la medesima.

Dopo la dichiarazione del segretario/premier Matteo Renzi (“Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta”) sull’approvazione finale del testo e dopo le dichiarazioni contrarie (come successo in altre occasioni anche se con risultati spesso difformi alle stesse) del gruppo di minoranza del partito ecco scattare il “blitz”.

I deputati Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni sono stati sostituiti nella Commissione Affari Costituzionali, ma il cambio è contemplato solamente per la discussione sulla legge elettorale.

Anche in questo caso il provvedimento sembra essere ad hoc per tutti coloro che si sono espressi in maniera contraria alla linea di maggioranza e ancora una volta il timore di veder bloccato un provvedimento “cardine” del governo porta all’estrema ratio nei Democrats.

La mossa evidenzia come i nuovi vertici del Partito intendono agire amministrativamente e politicamente.

Dal punto di vista amministrativo non vengono ammesse opposizioni, né linee alternative, a quella governativa mentre a livello politico si esplicita, di nuovo, come l’effettiva democrazia, presente nel nome e almeno nelle intenzioni, sia solamente apparente.

L’atteggiamento politico, inoltre, sembra mostrare quale sia l’effettivo progetto Democratico che tende a marginalizzare l’ala minoritaria del partito, al fine di collocarla al di fuori dell’intero ambito PD e a sostituirla, attraverso un’imponente azione di “scouting”, con diverse gruppi, per lo più centristi, di differente estrazione.

A confermare questa tesi c’è anche lo strano caso della “Festa dell’Unità” di Bologna dove l’ex segretario Bersani e l’esponente della minoranza Cuperlo non sono stati invitati.

L’Italicum è destinato a diventare una realtà e l’atteggiamento forte del segretario/premier e del partito di maggioranza relativa sembrano delineare un nuovo scenario…

A meno di un intervento salvagente di un referendum confermativo.

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