13 Marzo 2020 - 16:39

Coronavirus: Boris Johnson e il contrappasso del “non far niente”

Gran Bretagna, Brexit Boris Johnson Coronavirus

Il premier britannico Boris Johnson è ufficialmente “partito in guerra” contro il coronavirus. Il problema è che ha scelto misure inutili per combatterlo

Che senso ha riempirsi la bocca di faziosi proclami, se poi questi ultimi vengono puntualmente disattesi? Qual è l’obiettivo, la bussola di un leader che, oltre a non rassicurare il proprio popolo, inneggia alla “guerra” per combattere una minaccia, come quella del coronavirus che, ad ora, non ha altro contrasto. Se non quello di restare in casa per non diffondere il virus. Il problema è che Boris Johnson, premier britannico, per combatterlo ha deciso non solo di alimentare la paura, ma di evitare anche misure drastiche.

Una polemica che difficilmente si sanerà in poco tempo, ma che evidenzia senza dubbio un dato sconcertante: l’inadeguatezza sia da parte del governante dell’Inghilterra, sia dello stesso popolo che si è accinto a dargli nuovamente fiducia. Infatti, la strategia del Governo è completamente diversa rispetto a quella adottata negli altri Paesi europei. Per ora il bilancio non è gravissimo. I morti nel Regno Unito sono 10 e i casi accertati sono 596, ma lo stesso Governo ammette che sono stati fatti pochi test e che la situazione è molto più grave di quella indicata dalle statistiche ufficiali. Molte persone, non a caso, non sanno di essere contagiose e continuano a fare una vita normale e a infettare altri.

Nonostante questi dati semplicemente sconcertanti, Johnson continua il suo periodo di cecità. Non ha chiuso né le scuole (luogo forse più a rischio di tutti) né ha cominciato il suo periodo restrittivo. Ma il coronavirus sicuramente non farà sconti.

L’inadeguatezza di un presidente

Ora, d’accordo che la strategia del “restiamo calmi” potrebbe essere quella migliore per rassicurare una popolazione intera che potenzialmente può essere contagiata. Ma Boris Johnson riesce a fare qualcosa che nemmeno il suo “amico” Donald Trump avrebbe mai pensato: non intraprendere nessuna contromisura. Questo denota non solo una sottovalutazione completa del problema, ma anche e sopratutto sia una cecità parziale dell’attualità che delle scarse capacità di Governo. Pensare di calmare la situazione dicendo al popolo inglese di “rassegnarsi a perdere i loro cari“, come se quest’evenienza sia praticamente inevitabile, vuol dire non avere a cuore le sorti del proprio Paese. Che il governatore dell’Inghilterra fosse un populista senza né capo né coda, se ne sono già resi conto tutti dopo il marasma creato con la Brexit. Che fosse anche un pazzo che ignora le nozioni scientifiche di base, lo si scopre oggi.

Perché questo vuol dire non solo una totale inadeguatezza dal punto di vista governativo, ma anche una scarsa padronanza delle materie che (sempre in teoria) un buon governante dovrebbe essere in grado di possedere. Inoltre, Boris Johnson ha ancora una volta dimostrato come il suo pensiero sia confuso e inefficiente. Come sia pronto a contraddirsi anche nello spazio di una frase dall’altra. L’idea di base sarebbe quella di “rinviare” il Coronavirus il più possibile, fin quando i medici e gli scienziati non avranno trovato effettivamente una cura per combatterlo. Come si fa, però, a rinviare il contagio quando i luoghi maggiormente “pericolanti” (come scuole, stadi e qualsiasi sito per eventi sportivi) rimarranno aperti? Sembra un controsenso clamoroso.

La posizione del Governo sul coronavirus è sorprendente da un lato e preoccupante dall’altro. Una sottostima così netta di un problema mondiale lascia sinceramente esterrefatti, soprattutto se proviene da uno dei leader più influenti e potenti dal punto di vista politico. A questo punto, ci si viene da chiedere se effettivamente gli inglesi abbiano capito di essersi messi nelle mani di un incompetente. Il dubbio, per ora, non solo non è stato chiarito, ma sembra sempre più nettamente propendere verso la “negligenza” del popolo inglese.