Ddl Zan, botta e risposta tra Draghi e Vaticano: si ricerca compromesso
Sul Ddl Zan il Vaticano potrebbe scendere ad un compromesso, restano da chiarire alcuni nodi ma il Senato rinvia ancora una volta la calendarizzazione
Dopo la diffusione della nota sul Ddl Zan inviata dalla Segreteria di Stato del Vaticano al Governo italiano la Santa Sede ha attirato per la sua ingerenza nelle materie di competenza del Parlamento molte critiche. A rispondere pubblicamente alle preoccupazioni della curia è stato Mario Draghi in un’informativa tenutasi in Parlamento.
La risposta al Vaticano e il dietrofront della Chiesa
“Il nostro è uno Stato laico, non confessionale.”– ha sottolineato il premier. “Il Parlamento è libero di discutere e legiferare e il nostro ordinamento è in grado di dare tutte le garanzie, verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa”. Citando inoltre, una sentenza della Consulta del 1998, Draghi ha anche chiarito che “la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali”.
Il discorso di Draghi è arrivato alla Chiesa ancora prima che fosse pronunciato in Parlamento -come riporta La Stampa- sono state infatti 24 ore frenetiche quelle che hanno seguito il botta e risposta tra Santa Sede e Parlamento, ore in cui non si sono ami interrotti i contatti tra la Segreteria dello Stato Vaticano e i portavoce del Parlamento.
La Santa Sede però sembrerebbe essere pronta per fare un passo avanti per scendere a compromessi con quanto prevede il Ddl Zan. L’intenzione del Vaticano sarebbe di arrivare a un punto di incontro sul nodo delle scuole private e e delle iniziative per la Giornata nazionale contro l’omofobia.
Rinviata la calendarizzazione del Ddl Zan
Intanto il Senato non è riuscito a trovare una data per portare in aula il disegno di legge, con M5S-Pd-Leu e Iv che chiedevano di fissare un giorno sul calendario, e Lega e Fratelli d’Italia indirizzati verso uno stop. La calendarizzazione sarà quindi votata in Aula il 6 luglio.
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