2 Febbraio 2018 - 15:18

Electric Dreams: Philip K. Dick torna a vivere su Amazon

Electric Dreams

Electric Dreams: la recensione della nuova serie targata Amazon, basata sui racconti brevi del mitico autore visionario sci-fi

Alzi la mano chi conosce Philip Kindred Dick. Se non lo conoscete, sappiate che stiamo parlando del maestro della fantascienza visionaria. Grandissimo il suo contributo cinematografico, tantissime le realizzazioni sul grande schermo tratte dalle sue opere (Blade Runner e Minority Report le più famose). Insomma, siamo davanti allo scrittore che, più di tutti, ha concepito il fenomeno di comunicazione di massa e lo ha fatto suo.

Eppure, nonostante ciò, Dick si è proposto comunque come uno scrittore “elitario”, in grado di essere letto da tutti, ma molto spesso di essere difficilmente compreso. Ultimamente, però, le serie TV hanno contribuito a far rivalutare l’autore. Amazon per prima si è accorta delle potenzialità dei suoi scritti e ha voluto “metterli in scena”. Così è nata The Man In The High Castle, tratta dal capolavoro ucronico omonimo (noto in italiano come La Svastica Sul Sole). Così, soprattutto, è nata Electric Dreams.

Black Mirror… o no?

Electric Dreams si propone come una serie antologica, sulla scia di Black Mirror (non a caso, sono prodotte entrambe da Channel 4). Ma, a differenza dello show di Charlie Brooker, è un’opera completamente diversa, che propone il puro scopo di intrattenere lo spettatore, senza analizzare gli effetti della tecnologia, e di far conoscere a tutti la straordinaria visionarietà dell’autore sci-fi.

Nonostante sia a carattere fantascientifico, la serie restituisce un aspetto “soft” del genere. Dick è quasi un romantico, del resto. Carattere che Electric Dreams fornisce alla perfezione. La qualità, nonostante queste differenze, non manca e la serie rappresenta davvero un tesoro, sia per gli appassionati del genere e dello scrittore, sia per coloro che cercano un intrattenimento puro.

Riarrangiare i classici

Purtroppo, una prerogativa da sempre innestata nel connubio cinema/Dick è il riarrangiamento delle opere. Si pensi a Blade Runner, che del romanzo originale ha poco o nulla. A Paycheck, che non ha davvero nulla in comune con l’omonimo racconto dickiano da cui è tratto. Bene, anche in questo caso dei racconti di Dick rimane solamente l’idea iniziale. Il tutto viene trasformato in un prodotto televisivo che cerca, per l’appunto, di intrattenere lo spettatore, inducendolo contemporaneamente anche a riflettere.

Eppure, nonostante ciò, la qualità sicuramente non manca. La serie, infatti, rappresenta indubbiamente un tesoro per gli appassionati di fantascienza, per coloro che amano il format antologico innestato nelle serie inglesi di nuova leva (Black Mirror ne è un chiaro esempio) e anche per coloro che sono sempre alla ricerca di qualcosa per spezzare la monotonia.

Electric Dreams, da questo punto di vista, risulta davvero un ottimo show. Merito, questo, anche dell’incredibile cast messo a disposizione da Amazon per la serie (Bryan Cranston, Steve Buscemi, Richard Madden, Benedict Wong, Sidse Babett Knudsen, Vera Farmiga, Tuppence Middleton, solo per citarne alcuni) che regalano interpretazioni davvero favolose nel corso dello show.

I dieci episodi narrati nell’arco narrativo sono tutti quanti interessanti, con temi molto attuali. La serie spazia dalle realtà virtuali (Real Life) alla manipolazione genetica (Crazy Diamond), passando per la fantapolitica (Safe & Sound e Kill All Others) e il post-apocalittico puro (Autofac, Human Is e The Hood Maker). Lo show non si esime dal regalare anche storie “normali” ma emozionanti (Impossible Planet e The Commuter). O dal cambiare completamente tono, puntando su un’ironia sottile con atmosfere alla “Ai Confini Della Realtà” (Father Thing).

Conclusioni: un grande tributo ad un grande autore

In Electric Dreams si tende a privilegiare l’aspetto puramente riflessivo della fantascienza, quello più umano. La serie si pone come obiettivo quello di interrogarsi su domande esistenziali, come “Cosa ci rende umani?” oppure “Che cos’è la realtà?”. Il tutto è contornato da una visione molto cupa e essenzialmente disperata del futuro, nel perfetto stile di Philip K. Dick.

Gli adattamenti, purtroppo, non sempre sono fedeli. Ma, del resto, le opere cinematografiche riadattate dal panorama dickiano non sono mai state prese alla lettera. L’obiettivo della serie, però, viene reso alla perfezione: quello di far conoscere al mondo intero le opere meno inflazionate di un grandissimo scrittore di cui, troppo spesso, viene dimenticata la genialità.

Insomma, Electric Dreams non è Black Mirror. Probabilmente non lo sarà mai. Ma Electric Dreams è ciò di cui il mondo aveva bisogno per rammentare la grandezza e lo spessore di una mente geniale, troppo a lungo dimenticata. E il suo compito lo assolve, tutto sommato, bene. In attesa di una seconda stagione che, si spera, non tardi ad arrivare.

 

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