7 Gennaio 2018 - 13:44

Black Mirror, la triste speranzosa quarta stagione

black mirror bandersnatch

Triste, frustrante, intrigante, ironica, buonista, Black. La quarta stagione di Black Mirror regala non solo brutte realtà ma anche un briciolo di speranza rispetto le stagioni passate

Dal 29 Dicembre è possibile trovare su Netflix, la quarta stagione di Black Mirror. Sei episodi da cardiopalma pronti a farci rivalutare il genere umano e la sua bontà o quasi.

Le stagioni precedenti avevano regalato allo spettatore immagini del futuro non troppo idilliache, in cui gli uomini e la tecnologia diventavano tanto avanzati quanto spietati. L’ideatore Charlie Brooker aveva concesso pochi respiri al suo pubblico, rendendo ogni puntata tanto riflessiva quanto triste. Nulla aveva un lieto fine, ogni puntata insegnava quanto cattiva può essere la vita e quanto la tecnologia possa non migliorarla come crediamo. L’unico respiro è stato consentito con l’episodio San Junipero della terza stagione, l’unico con un finale positivo per quanto amaro.

E nella quarta stagione? Per questi sei nuovi episodi, o almeno per alcuni di loro, si è scelto di dar voce ad una delle verità assolute: Il bene vince sempre sul male…almeno ogni tanto.

USS CALLISTER

Auguro a tutti noi di morire”

Il timido e insicuro Robert Daly è un informatico ed ha creato il gioco ”Infinity”. Nessuno nella sua azienda lo reputa degno di attenzione, tanto che il suo ufficio viene sempre scambiato per il bagno. È solo, rassegnato e maleficamente geniale. Ruba il DNA dei suoi colleghi e crea delle copie virtuali per la sua versione del gioco.

Con un chiaro rifacimento a Star Trek, le copie si ritrovano dentro l’astronave USS Callister e non sono semplici duplicati. I personaggi creati da Daly mantengono la loro coscienza, sanno chi sono e sanno di essere intrappolati nel gioco, sanno di dover ubbidire al sadico capitano Daly o verranno torturati. Quando ad entrare nel gioco è Annette, una nuova collega rea di esser stata gentile con il suo capo, le cose cambiano. Annette non ci sta ad esser schiava a vita di Robert e grazie ad un folle piano riesce a ”salvare” tutti.

Chiaro tributo fan service, il primo episodio della stagione fa già capire quanto l’acquisto da parte di Netflix, abbia portato numerosi cambiamenti alle trame e al senso della serie. Il cattivo non può assolutamente vincere e come in ogni favola a lieto fine, gli eroi trionfano.

Arkangel

Una madre troppo apprensiva fa istallare, nel cervello, della figlia un dispositivo che le permette di vedere sempre dove si trovi e cosa stia facendo. Crescendo questa ”situazione” sta un po’ stretta alla ragazzina e allora parte un conflitto madre-figlia, con un finale così ovvio da far venir voglia di saltare subito al finale senza aspettare 50 minuti. Anche se la protagonista vince il premio per madre peggiore dell’anno, la puntata risulta noiosa e prevedibile.

Crocodile

Arrivati a metà stagione, finalmente si vede la luce con un episodio cinico, pessimista e black. Una coppia investe un ciclista e decide di gettarne il cadavere in un lago. Anni dopo lui, preso dai sensi di colpa decide di scrivere alla moglie della vittima ma la sua complice, presa dall’ansia di esser scoperta, lo uccide. Da qui una spirale di violenza e assassinii per sottrarsi alla giustizia.

”Mi dispiace, mi sono fatta prendere dal panico”

Nonostante la tecnologia non sia la causa del male ma la soluzione, la puntata riesce a far rimanere incollati allo schermo per tutta la sua durata. Attrice protagonista meravigliosa e macabra, un killer che non ti aspetti.

Hang the DJ

Uno degli episodi migliori di questa stagione. Non è crudele, non è violento, si parla di amore ed è una critica alle app di dating. L’amore è controllato da un sistema che organizza incontri amorosi, per una durata da lui stabilita (possono essere ore o anni), al termine della quale le persone devono lasciarsi per forza. In questo universo controllato meticolosamente, due ragazzi finiscono per innamorarsi e decidono di fuggire insieme.

È vero, non è in stile Black Mirror, non finisce male anzi, ha un lieto fine e poi si parla solo ed esclusivamente di amore. Ma l’amore rende più bella ogni cosa quindi sì, questo episodio è perfetto (soprattutto per il finale geniale e inaspettato).

Metalhead

Brutto, inutile, noioso e chi più ne ha, più ne metta. Dopo diversi giorni si cerca ancora di capire il senso di questo episodio. Era proprio questo l’intento forse? Farci chiedere il perché sia stato inserito nella stagione? La trama si racchiude in: una donna scappa da un cane robot assassino. Si ma perché? Come è successo che i cani robot iniziassero ad ammazzare gli umani? Cosa stava cercando, prima di scappare dal robot? Tutto si conclude in un grande BOH. Tecnicamente favoloso il bianco e nero di tutto l’episodio ma non ci sono altri complimenti. Inutile.

Black Museum

Come il nome già ci anticipa questo episodio è totalmente Black. Una ragazza visita un museo che conserva i cimeli di esperimenti scientifici non andati a buon fine. Il Black Museum è però famoso soprattutto per un’attrazione, che vedremo alla fine.  Con congegni infernali nuovi o che arrivano dalle puntate e stagioni precedenti, quest’ultima puntata ci ricorda perché abbiamo amato Black Mirror e perché, forse, dobbiamo continuare ad amarla. In tre mini racconti di perdizione e abuso della tecnologia, la morale del finale di stagione sembra proprio un ”Chi la fa, l’aspetti”.

Folle e dolorosa, a fine puntata lo spettatore si ritrova a porsi mille domande sul genere umano e la tecnologia, finalmente quel dolore masochista del fan di Balck Mirror riemerge e lo fa sentire bene.

In una stagione sottotono rispetto alle precedenti, si spera che Netflix non abbia rovinato questa serie rendendola perbenista e buonista. I fan vogliono soffrire e sperano di poterlo fare ancora, senza veder per forza il bene trionfare come in ogni favola Disney.

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