22 Dicembre 2016 - 12:25

Elezioni subito: Porcellum o Mattarellum?

elezioni politiche

Elezioni subito, c’è bisogno di una legge elettorale per Camera e Senato che dia esiti chiari e sia applicabile immediatamente: questo il monito del Presidente della Repubblica

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Al voto al voto! È il grido e l’appello di tutti gli schieramenti politici subito dopo la consultazione referendaria che ha dato esito negativo alle aspettative di chi avrebbe voluto cambiare una parte della Costituzione ed abolire il Senato per come è oggi.

Ma quali sono le posizioni in campo? Qual è la soluzione migliore? Votare con l’attuale legge, c.d. “Porcellum”, o ritornare al c.d. “Mattarellum” che prende il nome dall’attuale Presidente della Repubblica che ne fu il relatore?

Ma che cos’è il Mattarellum?

Il Mattarellum è un sistema misto, nato dopo il referendum abrogativo del 1993 con il quale gli italiani votarono a favore dell’abrogazione del proporzionale. Si passò dunque a un sistema elettorale misto a prevalenza maggioritario: 475 seggi per la Camera e 232 per il Senato vengono assegnati secondo un meccanismo maggioritario a turno unico. Viene eletto parlamentare il candidato che ha riportato la maggioranza relativa dei suffragi nel collegio.

Gli schieramenti in campo sono divisi: sulla carta i sostenitori della legge che porta il nome del Presidente hanno i numeri per approvarla.

L’idea di ritornare al sistema precedente è stata lanciata in Assemblea Nazionale dal segretario Pd, Matteo Renzi, che però divide in due schieramenti opposti il resto dei partiti che dovrebbero sedersi al tavolo delle trattative per cercare un’intesa sulla legge elettorale prima di tornare al voto.

Alla Camera, i voti a favore del Mattarellum, sulla base delle dichiarazioni fatte a favore o contro dei vari leader politici, dovrebbero racchiudersi in una forbice che va da un minimo di 180-200 ad un massimo di 250-290 voti (fonte Agi News). Questo se il Pd resta unito o meno, e a seconda che Renzi riesca a portare dalla sua parte altre forze politiche oltre a Lega e Fratelli d’Italia. Di conseguenza i voti contrari sarebbero racchiusi in un range tra 150-180 ad un massimo di 200-250 (fonte Agi News).

Al Senato il range si restringe, i voti favorevoli al Mattarellum sarebbero da 100 a 150, mentre i contrari da 70 a 100 (fonte Agi News).

Ma chi sono i sostenitori in Parlamento?

Il Pd con 301 voti, la Lega con 19 e Fratelli d’Italia con 10, ancora PSI con 3 voti e COR (Conservatori e Riformisti) con 11 voti anche se al momento c’è solo una disponibilità a discuterne.

I contrari sono invece divisi tra: NCD con 26 voti, Forza Italia con 50, M5S con 91 ed infine Sinistra Italiana con 31.

A tutti questi va aggiunta la galassia di sigle che fanno parte del gruppo Misto, come Ala-Scelta civica (16 deputati) e Civici e Innovatori (17) che al momento non si sono espresse.

I partiti al Senato

I sostenitori sono Pd 112 (numero che potrebbe scendere di una 20ina di senatori), Lega 12 e COR 12; mentre i contrari sono Ncd con 29 Senatori, M5S, 35 e Sinistra Italina, 8.

Il calcolo al momento non può essere più esatto perché i restanti gruppi non si sono espressi, mancando all’appello 19 senatori delle Autonomie, i verdiniani (18) e 14 di Gal più altre sigle del gruppo Misto del Senato.

Matteo Renzi vorrebbe andare al voto già ad aprile. Secondo il “Corriere della Sera”, l’ex premier pensa ad una riorganizzazione della segreteria del partito: “Rifaccio la segreteria. Chiamo Martina e anche Nannicini per il programma, e Fassino per gli Esteri e poi qualche sindaco, più che i parlamentari”.

Mentre secondo “La Stampa” si sarebbe però rassegnato a votare a giugno. E nel frattempo sta mettendo a punto una nuova strategia ‘low profile’. Addio per ora alla tv e alla sovraesposizione mediatica sui social, ma anche ai bagni di folla.

Nei maggiori partiti, i punti di vista espressi lasciano comunque trasparire posizioni ancora non chiaramente definite. Nel Pd sono favorevoli i renziani e l’area che fa riferimento al ministro Martina (Sinistra è cambiamento); via libera anche dai bersaniani e dalla minoranza dem che si riconosce in Roberto Speranza; d’accordo, anche se con alcuni cambiamenti, i franceschiniani. Scettici, invece, i Giovani turchi vicini al Guardasigilli Orlando (fonte Agi News).

Il M5S è fortemente contrario, accusando il Pd di voler approvare la legge perché contro il loro movimento.

Per Forza ItaliaIl Mattarellum non è un sistema elettorale riproponibile. Punto e basta“, parola di Maurizio Gasparri. Possibilista, invece, Giovanni Toti, ma a precise condizioni: “Il Mattarellum può essere una base di discussione. Resta da chiedersi, però, se possa considerarsi efficiente anche in un sistema tripolare.” (fonte Agi News)

Mentre la Lega più semplicemente si è detta favorevole, purché si vada a votare il più presto possibile.

È della stessa idea Giorgia Meloni: “ripartire dal Mattarellum è cosa seria. L’importante è votare presto“. (fonte Agi News)

Infine, secondo le fonti di “Avvenire”, Renzi punterebbe a un’investitura popolare della sua candidatura, con primarie di coalizione aperte alla sinistra dialogante che fa riferimento a Giuliano Pisapia. Per quanto riguarda i tempi per il voto, gli scenari ipotizzati dai renziani, nel retroscena di Avvenire, sono due: fine della legislatura a marzo con voto ad aprile, in tempo utile perché il nuovo premier si presenti al G7, o fine legislatura ad aprile con voto a giugno. 

Sergio Mattarella ha riunito ieri al Quirinale istituzioni, forze sociali, Alte cariche dello Stato ed ha tracciato una sorta di road map dei mesi a venire: da gennaio a fine maggio l’Italia è chiamata a ospitare vertici internazionali, dall’anniversario dei Trattati di Roma al G7, e siederà nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, tutti impegni in cui “sono in gioco il ruolo e il prestigio” del nostro Paese.

Se la data del voto sarà o meno anticipata sarà decisione demandata al Parlamento: si andrà alle urne solo ed esclusivamente quando “l’andamento della vita parlamentare ne determinerà le condizioni“.

Ma è chiaro che si potranno svolgere elezioni solo dopo che si saranno approvate due leggi elettorali per Camera e Senato “omogenee, non inconciliabili fra loro” e “pienamente operative“. Leggi che diano “esiti chiari” per le elezioni e che siano applicabili immediatamente.

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