Ermal Meta al Duse con Gnu Quartet: l’arte di costruire emozioni
Ermal Meta prosegue il suo tour nei teatri, accompagnato dall’inconfondibile sound dello Gnu Quartet. Ieri sera è stata la volta di Bologna. Una tappa speciale siglata dall’ennesimo sold out e non solo. In platea la nonna del cantante, al suo primissimo concerto
Ermal Meta quando ha annunciato che avrebbe iniziato a febbraio un percorso musicale nei teatri in compagnia della maestria e della grande professionalità dello Gnu Quartet, di certo non immaginava che si sarebbe trovato di fronte a qualcosa di speciale, di rarefatto. Un’esperienza definita dallo stesso artista come “una delle più belle della sua vita“.
Il progetto a teatro e le aspettative
Del resto quando si fanno dei progetti, molto si fantastica su quello che potrebbe essere e quello che sarà finisce per incastrarsi a metà tra l’agitazione dell’attesa e l’ebrezza della messa in scena. Nel momento in cui si apre il sipario, scatta la scintilla e accade la scoperta. La musica, così come il teatro, si palesano e appaiono agli occhi di tutti come attimi di vissuto entro cui entrare in punta di piedi.
Una proposta coraggiosa, nata dal desiderio di Ermal di reinventare in chiave acustica la propria musica, inscatolandola entro le pareti del teatro. Ma attenzione, perché il trucco sta proprio qui, nell’abbattimento di ogni possibile e visibile separazione fisica, cercando di portare lo sguardo e il cuore altrove.
L’intro di Pierfrancesco Cordio
Al teatro Duse ieri sera tutti e 999 posti a sedere erano al completo. Sipario, Pierfrancesco Cordio apre il concerto. Si esibisce in alcuni brani, tra cui La nostra vita, portato a Sanremo giovani 2018. Per lui ammirazione e sentitissimi applausi, questo perché il pubblico ha immediatamente capito l’intenzione narrativa del momento e non ha confuso la musica di Cordio come mero riempitivo di scena. Il prologo è già invitante. Che abbia inizio Ermal Meta con Gnu Quartet a teatro.
In scena Ermal Meta e lo Gnu Quartet
Prendono posizione i 4 componenti dello Gnu Quartet, sul fondo un tenue occhio di bue illumina Ermal Meta, seduto al piano che riprenderà solo un’altra volta nel corso della serata, per poi dare un taglio più acustico con la chitarra, anzi due. Si parte con le prime note di Voce del verbo, si passa poi da Lettera a mio padre a Piccola anima, nel mezzo ci si mette l’energia di Dall’alba al tramonto rigorosamente accompagnata da un grintoso battimano. Con Piccola anima avviene la prima magia. Tutti, ma proprio tutti, iniziano a cantare, al punto che Ermal lascia che sia la platea a proseguire, mentre lui continua a picchiettare le corde e si gode lo spettacolo.
Indietro fino al 2012 con Niente che ti assomigli de La fame di Camilla, band di cui Ermal Meta ha fatto parte, prima di intraprendere la strada di autore e poi di solista. Qui scatta un bel ricordo che il cantante vuole condividere con il Duse di Bologna:
“Sono legato a questa città. Abbiamo già suonato qui, insieme con i ragazzi de La fame di Camilla. Era un locale di 22 persone circa. Abbiamo fatto fatica ad uscire, perché lo spazio era poco, ma la sete di musica tanta. Non nascondo che ho avuto non poche difficoltà a portar fuori la cassa. È stato divertente, pazzesco”.
C’è un secondo motivo per cui l’artista si è emozionato particolarmente a suonare ieri sera in via Cartoleria, in pieno centro storico del capoluogo emiliano, un motivo molto più speciale. La presenza di sua nonna:
“Questa sera in platea c’è mia nonna che non ci crederete, ma è al suo primissimo concerto. Ciao nonna!”
Dopo una divertente gag sulla nonna che ha pulito con il mocio una scarpetta elettrica che non andava toccata, si ritorna ancora a La fame di Camilla, questa volta il brano è Due lacrime. Via veloce con Vietato morire che alla mente riporta le irripetibili sensazioni provate nel 2017 sul palco dell’Ariston, quando raggiungeva il 3° posto e otteneva il premio della critica. A proposito di Sanremo, davvero toccante e da pelle d’oca, la versione di Amara Terra mia di Modugno che nello stesso anno lo vide trionfare nella serata delle cover.
In un’alternanza ben calibrata ecco susseguirsi pezzi tratti da Vietato morire come Bob Marley in un inaspettato medley con la Billie Jean di Michael Jackson o come Quello che resta e Nove primavere, direttamente da Non abbiamo armi. Dopo aver raggiunto atmosfere dance, quasi elettro-rock si ritorna al pop di Le luci di Roma che chiudendo gli occhi sembra quasi di vedere. Ne sarebbe felice Venditti di questo omaggio alla sua città, al quale Ermal si è ispirato e per lui ha scritto Caro Antonello.
Schegge di emozioni con l’omonimo brano e un momento di riflessione ideologica con Non mi avete fatto niente, canzone vincitrice dell’edizione 2018 del Festival di Sanremo. L’anno scorso in duetto con Ermal Meta c’era Fabrizio Moro, ieri sera solo, e si fa per dire, gli spettatori del Duse che con puntuali cori hanno sostenuto la performance senza far sentire la mancanza di Moro.
Pian piano la scaletta composta da 20 brani si è sviluppata, costruendo qualcosa di molto diverso da un semplice elenco di belle canzoni piazzate in verticale, si è infatti creato un qualcosa difficile da spiegare anche per lo stesso artista:
“È una bella esperienza quella dei teatri. Suonare con delle musicalità assemblate qui sopra è rarefatto. Probabilmente una delle esperienze più belle della mia vita”.
Quello che doveva essere un esperimento di nuove commistioni e di influenze inedite, complici la graffiante viola di Raffaele Rebaudengo, il violino di Roberto Izzo, lo scatenato violoncello di Stefano Cabrera e il dolcissimo flauto di Francesca Rapetti, si è trasformato in un’avventura incredibile. Dopo tantissime date da Milano fino a Roma, full di sold out e l’aggiunta di altre tappe come Nizza, Trento, Bologna, Cremona, Venezia e Torino, Ermal Meta nei teatri può a tutti gli effetti definirsi una scommessa vinta.
Lo sanno bene gli storici fan di Ermal Meta e quelli guadagnati lungo un percosso artistico sempre più carico di successi. Portare il pop a teatro non è per molti e ieri sera il cantautore ha dimostrato di poter fare questo e molto altro. Ha insegnato a costruire le emozioni e l’incantesimo è stato ancora più potente grazie allo zampino dello Gnu Quartet:
“Grazie allo Gnu Quartet. Grazie per voler bene alla mia musica. Grazie a voi, perché senza di voi tutto questo non funziona. Buona notte Bologna”.
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