Euro 2016, Girone F: sorprese Islanda e Ungheria
Euro 2016, prima giornata Girone F: l’Islanda impone il pareggio al Portogallo di CR7. L’Ungheria fa suo il derby con l’Austria e vola al primo posto
[ads1] Sono serviti cinque giorni di gare per avere le prime sorprese ad Euro 2016, arrivate però dal Girone F, che più di tutti gli altri si prestava a risultati dal pronostico non scontato, e che ora si trasforma in un vero e proprio rebus: la granitica Islanda impone il pari per 1-1 al più quotato Portogallo di CR7, mentre l’Ungheria fa il colpo grosso, prendendosi il 2-0 nel derby asburgico con l’Austria, e con esso anche il primo posto in classifica. Le due partite che concludono il primo turno di gare confermano quel che già era facile intuire a bocce ferme: dal Girone F può veramente uscire la nazionale rivelazione di Euro 2016.
PORTOGALLO-ISLANDA 1-1 – Si apre con un mezzo flop l’Europeo del Portogallo di Cristiano Ronaldo, fermato dal carattere della piccola Islanda sull’1-1. La nazionale scandinava, guidata da una vecchia volpe come lo svedese Lagerback, ha confermato il trend di questi primi giorni di gare, sublimato dall’impresa azzurra col Belgio: carattere, solidità e organizzazione possono fermare e, perché no, battere il talento dei funamboli dei club miliardari. E’ successo questo anche a St. Etienne, dove il 4-4-2 classico dell’Islanda ha messo il guinzaglio al vaporoso 4-3-1-2 del Portogallo di Santos: CR7 e compagni si sono imbattuti in un avversario decisamente meno qualitativo, ma motivato dall’esordio nella rassegna continentale e capace di costruire sulle proprie debolezze dei punti di forza. Il muro blu sugli spalti (si calcola che più del 5% dei 320.000 abitanti islandesi si sia messo in viaggio per la Francia) lo conferma: l’Islanda può essere la più bella favola di Euro 2016.
La partita è fin dalle prime battute scoppiettante e divertente: l’Islanda fa affidamento sul suo spirito vichingo, su un pressing asfissiante e sulla qualità di Sigurdsson a centrocampo, mentre il Portogallo cerca di aprire gli spazi con le discese sulle fasce di Vieirinha e Guerreiro, in cerca della giocata per Moutinho (spostato da Santos sulla trequarti) o per la coppia d’attacco tutta estro e fantasia Nani-Ronaldo. La prima occasione è di marca islandese, proprio con il fantasista dello Swansea, che però si fa murare dal portiere lusitano Rui Patricio. Il Portogallo ha troppa più qualità per restare a guardare e pian piano finisce per mettere alle corde gli islandesi, creando diverse occasioni pericolose: CR7 batte il colpo con qualche giocata interessante per Nani (fermato solo dal riflesso di Haldorsson), ma si rende protagonista di un liscio clamoroso in area di rigore, evento più unico che raro per mister 20 milioni a stagione. La serata del capitano dei lusitani non è delle migliori, quindi tocca al centrocampo alzare l’asticella del gioco: Danilo Pereyra fa il frangiflutti davanti alla difesa, lasciando a Joao Mario, Moutinho e soprattutto André Gomes (ora è chiarissimo il perché del pressing della Juve su di lui) il compito di inventare. La pazienza degli uomini di Santos viene premiata alla mezz’ora, quando Vieirinha si fa lanciare sulla fascia dal mediano del Valencia, per offrire a Nani il comodo assist che vale l’1-0 e il seicentesimo goal nella storia degli Europei di calcio. Il Portogallo, però, ha il grande torto di rilassarsi, pensando che il più fosse fatto, ma Santos fa presto a rendersi conto che le cose non stanno esattamente così: l’Islanda entra in campo nella ripresa con un altro piglio, e dopo appena 5′ di gioco gela Rui Patricio con la girata dell’ex Pescara e Samp Bjarnasson, abile a convertire il cross dalla destra dell’inesauribile Gudmundsson e a beffare il cattivo posizionamento di Vieirinha, Pepe e Carvalho. E’ la rete dell’1-1 che resterà fino alla fine: Santos prova il tutto per tutto gettando nella mischia prima Sanches (talento cristallino ma ancora acerbo), poi Quaresma (buon impatto per l’ex Inter) e infine l’unico centravanti d’area, Eder. Ma gli esiti non sono quelli sperati: nel finale c’è tempo per in botta e risposta tra CR7 e il neo entrato Finnbogasonn (al posto di Sightorsson), ma Halldorsson e Rui Patricio fanno buona guardia. Al fischio finale del turco Cakir si può liberare la frustrazione di Ronaldo, stella più luminescente di Euro 2016 che però ha steccato come anche gli altri astri del firmamento europeo all’esordio. Ci sarà tempo in seguito. Per l’Islanda è un’impresa storica, ma chi dovesse scommettere sul fatto che non sarà l’ultima potrebbe trovarsi con un bel gruzzoletto in tasca.
AUSTRIA-UNGHERIA 0-2 – Il pari tra Portogallo e Islanda è una grossa sorpresa, ma il vero risultato shock di questa prima tornata di gare ad Euro 2016 è la vittoria della straripante Ungheria sull’Austria, a Bordeaux. I magiari del CT Storck si prendono un netto 0-2 nel derby del Danubio contro i cugini austriaci, e volano in testa al raggruppamento F, tra lo stupore di tifosi e addetti ai lavori, non più abituati ai fasti degli anni ’50. Delude, invece, L’Austria del CT Koller (imbattuta nelle qualificazioni con 9 vittorie e 1 pari), schiacciata dal peso di un pronostico favorevole e punita dalla non chiarissima espulsione di Dragovic, che ha esposto la nazionale alpina all’organizzato contropiede magiaro. E ora il percorso a Euro 2016 si complica maledettamente.
Koller schiera la sua Austria con il collaudato 4-2-3-1, con il tuttofare del Bayern Alaba ad agire in mediana e l’ex Inter Arnautovic a comandare la linea dei trequartisti alle spalle dell’unico riferimento centrale Janko. Storck risponde con un ermetico 4-1-4-1, affidandosi alle geometrie del 22enne Kleinheisler a centrocampo (protetto dalla cerniera Nagy-Gera) e alla velocità di Dzsudzsak sulla sinistra, in appoggio della punta Szalai. L’Austria prende fin da subito il pallino delle operazioni in mano, controllando il gioco a centrocampo ma senza riuscire mai ad affondare il colpo: l’occasione più ghiotta capita dopo un paio di giri d’orologio alla stella Alaba, che però sbatte sul palo della porta difesa da “nonno” Kiraly, sceso in campo con l’immancabile tuta per prendersi, a 40 anni, il record di giocatore più anziano della storia degli Europei. Le occasioni nel primo tempo non mancano, soprattutto per l’Austia: al 35′ proprio Kiraly si esalta chiudendo la porta in faccia a Junuzovic, mentre Dzsudzsak non riesce a convertire in goal l’assist illuinato di Kleinhesler. Nella ripresa l’Ungheria cresce piano piano, fino a mettere all’angolo un’Austria resa nervosa e imprecisa dalla frustrazione: al 62′ il solito Kleinhelser inventa l’assist perfetto per Szalai, che impreziosisce una partita anonima battendo Almer. Il colpo di grazia alla nazionale di Koller lo dà, infine, il rivedibile arbitro francese Turpin, che mostra al 71′ il secondo giallo a Dragovic per un presunto fallo su Guzmics, che in realtà non sembra esserci. E’ l’episodio che affossa le speranze dell’Austria, riversatasi nel finale a testa bassa nella metà campo magiara, scoprendo il fianco al contropiede. L’ultima gemma sul match è di Stieber (entrato per l’esausto Kleinhesler), che all’87’ conclude il contropiede del neo entrato Priskin, segna lo 0-2 e mette la firma sulla più grande sorpresa vista finora a Euro 2016.
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