3 Maggio 2015 - 11:58

EXPO 2015: arma di distrazione di massa

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Il tanto atteso EXPO 2015 nasconde diversi punti oscuri e i fatti di giovedì primo maggio sembrano “riabilitare” totalmente l’evento

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Dopo mesi di attesa, annunci, inchieste e rilanci del progetto, ecco finalmente partire il tanto discusso EXPO di Milano.

La Fiera espositiva, che ha come tema centrale l’alimentazione, ha mostrato sin dalla sua inaugurazione diversi elementi che meritano un’attenta riflessione.

Il 1 maggio 2015 viene ufficialmente inaugurato EXPO 2015 mentre in contemporanea la città di Milano viene assalita da un gruppo di ignoti (troppo facile definirli solo Black Bloc) che devastano le strade fra Via Carducci e Via Pagano.

L’assalto, però, ha fatto riflettere, e non poco, la maggior parte degli “spettatori disinteressati” per le modalità e la risonanza dell’accaduto che sembrano celare qualcosa di più grande.

Infatti, più che per la sua “maestosità”, la manifestazione fino ad ora era nota ai più per i ritardi nei lavori (alcuni padiglioni sono ancora da completare del tutto), le inchieste giudiziarie e la protesta organica sull’intera organizzazione (la questione Farinetti, l’acquisto dei terreni ecc…).

Fin qui si potrebbe pensare a nulla di nuovo ma la violenza scaturita durante l’inaugurazione porta alla mente qualcos’altro.

L’EXPO, dati gli investimenti e la pubblicità messa in campo, doveva brillare di luce propria e occorreva un solo modo per distruggere definitivamente gli “oppositori”: la strategia della paura.

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La discussa foto della manifestante contro l’EXPO 2015 con il rolex al polso

Ebbene sì, perchè solamente in questo modo sarebbe stato possibile screditare qualsiasi tipo di protesta e distogliere lo sguardo su quelle che sono le reali “potenzialità” della manifestazione.

Ma andiamo per ordine.

Partendo dai tumulti nati nella città di Milano si possono fare diverse riflessioni.

In primo luogo gli “incappucciati” mettono in atto una vera e propria “azione militare”: devastano auto e vetrine, nessuno scontro con la polizia e mimetizzazione nel corteo pacifico che sflilava per le vie della città.

Ad affiancare questo elemento c’è anche quello delle foto che in questi giorni stanno “intasando” il web (e specialmente i social network) in cui vengono “ritratti” da vicino i facinorosi che mostrano un abbigliamento alquanto strano (vedi il rolex sul polso della ragazza che imbratta la vetrina di una banca).

Infine, le dure dichiarazioni del Ministro Alfano (“Rischiato un altro G8″) rimarcano la volontà di perseguire l’azione di “riabilitazione” della manifestazione.

Tutti questi elementi sembrano portare ad una sola considerazione: screditare totalmente l’opposizione pacifica ed additare l’intero movimento NoEXPO esclusivamente come “un gruppo di facinorosi dediti alla violenza”.

Inoltre, l’accaduto permette di centrare anche il secondo obiettivo; quello di ridare smalto ad una manifestazione sfigurata dalle vicende dell’ultimo anno.

Anche in questo caso l’obiettivo è stato raggiunto in quanto per giorni l’attenzione è stato spostata sui fatti di Milano mentre i cantieri ancora aperti, le imperfezioni nei padiglioni conclusi e la gestione di alcune strutture totalmente in mano ai privati (ricavi compresi) sono stati definitivamente oscurati.

L’esposizione meneghina, che si concluderà il 31 ottobre, mostra subito i suo lati oscuri e l’intera macchina perde “pezzi” sin da subito… come nel Padiglione Turco.

Ma questa è un’altra storia.

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