2 Settembre 2016 - 10:00

Fertility Day, ovvero “Era meglio morire da piccoli”

Il Fertility Day, realizzato dal Ministro Lorenzin, mostra tutta la pochezza culturale e la scarsa visione della realtà del Governo Italiano. La campagna lanciata dal Ministro pone un interrogativo: di chi è la vera colpa di questa situazione?

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Il brano “Era meglio morire da piccoli”, riadattato da Paolo Rossi nel 1995, contempla, in maniera scherzosa e del tutto ironica, una riflessione particolare sulla realtà.

L’artista milanese, infatti, nel ritornello intona una sorta di invito che recita: “Era meglio morire da piccoli, suicidarsi col tappo a turaccioli, soffocarsi con tanti batuffoli, che vedere ‘sto schifo da grandi.”

Questa drastica e diretta soluzione, concepita come una sorta di “contraccettivo” alla triste quotidianità, è in un certo senso riemersa, sempre come mera riflessione, con l’annuncio di uno delle più controverse e criticate iniziative del Ministro della salute Lorenzin: il Fertility Day.

Fertility Day

Fertility Day

L’infelice iniziativa del Ministro Lorenzin, che si svolgerà il 22 settembre, pone il problema della natalità infantile nazionale, dato il drastico crollo delle nascite in Italia, attraverso dei forti (ed inopportuni) messaggi che invitano, semplicemente, la popolazione a fare figli.

Il Fertility Day, che si appresta a diventare la nuova iniziativa cattolico/fascista (il secondo attributo è significativo perchè fa eccessivamente riecheggiare il motto “Il numero è potenza” del Duce), si presenta come un “appello” alla popolazione, dovuto alla grande paura di arrivare alla cosiddetta soglia di “nascite zero”.

L’evento, però, non solo sembra del tutto inopportuno ma non considera neanche, come è solito in questi ultimi due anni, la realtà dei fatti che lo stesso Ministro Lorenzin ha creato da quando è al governo.

In primo luogo si può dire che gli spot utilizzati per promuovere la “campagna” mostrano come l’Italia sia un Paese lontano anni luce dal prospetto delle nazioni “sviluppate”.

Infatti, al grido di “La bellezza non ha età, la fertilità sì“, il Fertility Day evidenzia quel tratto “catto/maschilista” che ha inondato le piazze italiane in altra occasioni (Family Day su tutti).

In pratica, concependo la donna esclusivamente come “contenitore per figli”, da un lato si sviliscono tutte le battaglie sorte in nome della parità di genere degli anni precedenti e, allo stesso tempo, si attribuisce unicamente la colpa di questa situazione critica alle donne e al loro “sufficiente” atteggiamento sull’argomento.

In secondo luogo, inoltre, non si tiene per nulla conto della realtà dei fatti creata dal Governo Renzi in questi pochi anni di “gestione nazionale”.

La domanda che sorge spontanea, in questo caso, è: Si è mai chiesto il Governo perchè siamo arrivati ad una situazione del genere?

Evidentemente no, sarebbe la risposta più logica, perchè Jobs Act, Buona Scuola, Riforma delle pensioni (la Riforma Fornero dapprima criticato ma mai “affrontata” e modificata), mancati rinnovi contrattuali per gli statali e incertezza assoluta per un’ampia fascia d’età, hanno reso l’Italia uno dei peggiori luoghi in cui “progettare” il proprio futuro.

Di fronte a questa triste realtà, creata dagli stessi promotori del Fertility Day, con quale coraggio si rimproverano coloro che sono stati penalizzati da provvedimenti precedenti ?

A tutto ciò si unisce anche la pochezza con cui vengono trattati argomenti alquanto delicati che, in altre situazioni, avrebbero scatenato non solo le ire degli “internauti” indignati di fronte alle scellerate scelte del Ministro Lorenzin.

In uno Stato ormai allo sbaraglio e verso una deriva culturale tanto pericolosa quanto avvilente, il pensiero di Paolo Rossi ritorna con prepotenza alla mente…Era meglio morire da piccoli.

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