14 Gennaio 2015 - 18:44

Freak Opera, Il libro nero della rivoluzione

I Freak Opera, campani, vincitori del JamCamp del Meeting del mare della scorsa edizione. “Il libro nero della rivoluzione” è il loro secondo disco

[ads1] Freak Opera al secondo disco (dal 15 gennaio) dopo Restate Umani, cui sono stati riconosciuti diversi premi:  il JamCamp al Meeting del mare 2014 a Marina di Camerota, e il Differenzia Rock Contest del Campania Eco Festival di Nocera Inferiore.

Band campana composta da Rocco Traisci (voce), Claudio Cesarano (chitarra), Ilaria Scarico (basso e flauto traverso), Mario Paolucci (chitarra) e Dario Patti (violino), in questo disco insieme con i batteristi Ercole Longobardi, Vincenzo Miele e Giovanni Volpe.

Il libro nero della rivoluzione rappresenta

la fase immediatamente successiva a Restate Umani, nel senso salsiccia e friarielli del termine, senza scomodare noiose architetture filosofiche

freak opera

Rocco Traisci – Freak Opera

Così si racconta la band, che in 10 brani esprime un movimento rivoluzionario costruito attraverso le parole, in cui emerge il testo, la struttura narrativa della canzone, sempre ben incorniciata nella musica tra folk e classico. Per i Freak Opera produrre un disco significa dichiarare un contenuto profondo, in una particolare relazione con l’elemento sonoro; lo stesso che alleggerisce e rende, quel contenuto, popolare e condiviso.

Si comincia con Action for Happiness, il brano che introduce il disco: azione per “creare” la felicità, sembra voler dire. L’action è però anche il gesto creativo, oggi comunemente riconosciuto ed elaborato da più artisti. Il gesto che crea testimonia uno stare al mondo, perché già nella volontà di compiere il gesto si palesa il bisogno di fare arte.

Per i Freak Opera l’azione artistica vede un laborioso lavoro interno e di riflessione, che va a curare i testi e le partiture, per ottenere un risultato finale di completa armonia.

La rivoluzione per i Freak Opera è nera, perché guarda al passato con dolore e disillusione, mentre il domani (Fino a domani) è una sorta di breve speranza, dove quel fino racchiude un momento di sospensione tra passato, oggi e futuro. Il domani comporta la resistenza, la sopportazione di ciò che sussiste; infatti ecco che il dinamico violino di Dario Patti prende il sopravvento esorcizzando la delusione con la dolcezza distorta propria dello strumento musicale.

Il sangue, che ricorda La morte accidentale di un ladro di quartiere in Restate Umani, di cui si prova paura (Paura del sangue) è un’ipocrita reazione a quanto invece accade realmente e ci rende muti di fronte alla disumanità.

[ads1] Il passato, che viene continuamente rievocato nelle canzoni, è interpretato come un’autoanalisi di quanto dato, avuto, di quanto amore è stato negato: gli anni migliori in fondo sono gli anni peggiori.

I debiti, dramma della società che scende a qualsiasi compromesso, priva di moralità perché “imbastardita” dal marcio sistema che permette la sopravvivenza, anche se indegna.

La morte, figlia della dittatura in tutte le sue forme, prende le sembianze del kamikaze che si toglie la vita per una volontà metafisica, al di là di una concreta ragione: la musica simula una marcetta militare come tema portante di un percorso illogico, ma disciplinato, verso la fine.

Freak Opera

Copertina – Il libro nero della rivoluzione – Freak Opera

La vita, come possibilità di poterla scegliere, essere liberi: nel pensiero, nella parola, nella scrittura, nelle relazioni.

I Freak Opera sono tutto questo. La costante ricerca, e valorizzazione, del fatto umano. I Freak Opera vogliono il ritorno all’umanità attraverso la rivoluzione; nera perché denuncia il degrado, lo stato attuale, esprime un punto di vista nella totale libertà e lo avvicina a chi ascolta per condividere lo stesso bisogno.

La musica dei Freak Opera è la mutevole colonna sonora che rende immortali pensieri, parole, scritture e relazioni.

La voce Rocco Traisci presenta così il nuovo lavoro, inserendosi anche nel dibattito sul futuro della musica di oggi: “Le etichette non esistono più. Per promuovere un disco serve un master di qualità e un buon ufficio stampa. Il resto è archeologia discografica.

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