5 Dicembre 2017 - 09:01

Genova fa rivivere l’arte inedita dei Musei di Strada Nuova

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Grazie ai “Mecenati di ieri e di oggi”, Genova fa rivivere l’arte inedita nell’itinerario espositivo dei Musei di Strada Nuova

Genova unisce la pittura fiamminga, la scuola piemontese e i maestri genovesi di epoca barocca. Dal 6 dicembre al 6 maggio la città ospiterà un percorso espositivo nelle tre dimore storiche dei Musei di Strada Nuova. Infatti, l’evento ha come titolo “Mecenati di ieri e di oggi. Restauri e restituzioni nei Musei di Strada Nuova”.

Un percorso tra l’antico e l’inedito

Si partirà da Palazzo Bianco, che ospiterà dipinti inediti. Raffaella Besta, curatrice della mostra, ha spiegato come i mecenati di ieri affiancheranno quelli di oggi. I grandi personaggi ottocenteschi, infatti, si mescoleranno agli artisti esordienti. In questo raffinato percorso ci saranno opere cinquecentesche di scuola italiana e fiamminga, da Correggio ad Albrecht Dürer. A questi ultimi saranno mescolati i capolavori di scuola piemontese e lombarda, come il sontuoso Carlo Francesco Nuvolone e la pittrice Orsola Maddalena Caccia. Ci saranno, ancora, opere dei maestri genovesi di primo Seicento e di età barocca.

In particolare, la mostra presenterà l’inedita opera su tavola di Lorenzo De Ferrari, raffigurante Alessandro Magno che scioglie il nodo gordiano. Un dipinto di altissima qualità, ritrovato nel sottotetto, ricoperto da vernice ingiallita. Accanto a questi capolavori inediti non mancheranno tele fresche di restauro come la Susanna e i vecchioni del Veronese, o la Sacra famiglia con i Santi Gerolamo e Caterina d’Alessandria. Il restauro di quest’ultima tela ha fatto scoprire che San Gerolamo era stato vestito con un drappo, quando prima si presentava in parte ignudo, mentre il piede di Santa Caterina era stato racchiuso in un sandalo.

Alla mostra saranno presenti quadri ancora anonimi o di recente distribuzione. Ci saranno, però, anche molte opere al centro di una vera e propria “restituzione”, resa possibile grazie ai contributi ricevuti da altri musei per l’attività di scambio. Proprio grazie a questi contributi, è stato possibile realizzare anche il restauro dei pezzi più piccoli, ma comunque di valore.

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