19 Settembre 2018 - 16:38

Giulia Bongiorno e la legittima difesa: ma quando è giusto sparare?

paternò

Ospite in una trasmissione televisiva, il ministro Giulia Bongiorno ha affrontato il tema della legittima difesa. Sostenendolo a pieni voti

Non è un segreto che uno dei provvedimenti più fagocitati dalla Lega, ora che è al Governo, sia la legittima difesa. Un tema su cui si procede, però, a strappi, e che soprattutto in questi ultimi giorni sembra essere svanito, come i fantasmi peggiori. Ed ecco subito che il partito di Salvini sfrutta la sua solita tecnica, ovvero la propaganda, per rinfocolare una folla che sembra aver perso lo smalto iniziale. “L’arma” (termine non scelto a caso) scelta per “sparare”, questa volta, è Giulia Bongiorno.

Ospite in una trasmissione televisiva, il ministro della Pubblica Amministrazione ha affrontato vari temi, tra cui proprio la legittima difesa. E l’ha fatto con i soliti toni propagandistici del suo partito: “L’aggredito, s’immagini uno che vive a casa e sente dei passi, per voi ha la freddezza di fare un’indagine notturna per capire se chi cammina lo fa per rubare un oggettino o per uccidere?

La conduttrice, ovviamente, curiosa della risposta che l’avvocato si stava accingendo a dare, l’ha incalzata, passando subito al sodo: “Ed è giusto che gli spari?
L’avvocato, con una freddezza disarmante, ha risposto: “Secondo me sì, se sta dentro casa.

A questo punto, la conduttrice trasecola, e domanda incredula: “Sì?
La Bongiorno, a questo punto, difende il provvedimento della legittima difesa: “Se sta dentro casa, sente dei rumori e qualcuno che si muove non può fare indagini e può difendersi. Nell’incertezza ci si può difendere. Chiunque entri in casa altrui per rubare e per uccidere ne accetta le conseguenze.

Parole che non lasciano spazio ad altre interpretazioni. Una domanda che, però, a questo punto, è giusta porsi è la seguente: chi decide se è giusto sparare? E soprattutto, quando è giusto sparare?

Il libero arbitrio

A questo punto, il commento del ministro della Pubblica Amministrazione solleva ulteriori dubbi sull’effettivo lavoro del Governo. La legittima difesa è un provvedimento che va di pari passo con la lobby delle armi. E qui sta il paradosso, un grandissimo paradosso.

Il Movimento 5 Stelle si proclama da sempre il vero e proprio “antidoto” alle lobby e allo stato multinazionale, una sorta di antidoto alle democrazie plutocratiche che favoriscono le alte imprese. La mossa della legittima difesa, non neghiamocelo, rinforzerebbe ulteriormente il patrimonio mondiale di armi vendute. Sarebbe un passo ulteriore verso il modello americano, un modello che sembrava essere passato di moda (si leggano i vari attestati di stima del Governo nei confronti di Putin e dei Governi dell’Europa orientale, specie quelli di Salvini), ma che, a conti fatti, sembra rientrare nelle grazie dell’Italia a seconda della convenienza.

Inoltre, tutto questo “libero arbitrio” garantito al cittadino da parte del ministro Bongiorno, il diritto di difendersi, di tutelare il proprio territorio, è una tecnica psicologica ben affinata. Il “libero arbitrio” dichiarato è una strategia politica molto vecchia, consolidata soprattutto nelle dittature e, in Italia, nel ventennio fascista.

Chi può garantire, inoltre, che lo stesso “libero arbitrio” non possa agevolare anche gli omicidi a causa delle liti coniugali, le stragi familiari, i delitti passionali e quant’altro? Nessuno.

Questi sarebbero solamente alcuni degli effetti negativi che potrebbe causare la legittima difesa. L’obiettivo vero e proprio della Lega, però, è un altro e non è molto semplice da individuare: la proclamazione dello “Stato di Polizia”.

Orwell e i paladini della giustizia

Matteo Salvini, all’apparenza, può sembrare ai più come il classico leader politico bravo solo a comunicare, ma poco acculturato. Ogni sua mossa, invece, è studiata a tavolino, e prende spunto, ogni volta, da qualcosa di diverso. Nessuno ci si potrebbe mai aspettare che il provvedimento della legittima difesa possa, in realtà, nascondere un’origine molto più antica.

Non a caso, George Orwell nel 1948 pubblicò il suo romanzo forse più celebre, ovvero 1984. Il libro tratta di un impiegato, Winston Smith, che lavora al Ministero della Verità. Il suo compito è quello di riscrivere la storia, a seconda delle esigenze del proprio partito. Tra Salvini e il Grande Fratello del libro c’è un punto cruciale in comune: il controllo delle menti attraverso lo Stato di Polizia.

Il metodo è lo stesso: il lavaggio del cervello. Salvini, infatti, con la legittima difesa vuol far credere ai cittadini di essere loro stessi artefici del proprio destino, vuol far pensare all’Italia intera di essere uno Stato pensante libero. Ma il possesso di un’arma in casa, il diritto a difendersi, instaura nel cittadino l’autoconvincimento che, in Italia, gli extracomunitari siano tutti criminali e che, quindi, da loro ci si debba difendere anche in casa.

Ciò rappresenta un ulteriore passo indietro, un meccanismo statale di controllo che sfrutta l’emozione umana che preoccupa e tormenta di più l’animo umano: la paura del diverso. Metodo adottato da tutti i dittatori più grandi del ‘900, da Hitler a Stalin, passando anche per Mussolini.

Dunque la legittima difesa può sembrare il provvedimento più sicuro della Terra, il più innocuo. Al suo interno, invece, si nasconde una natura malvagia, psicologicamente ben più oscura di quanto ci si possa aspettare. L’uso della violenza genera solo altra violenza, ma sembra che al Governo questo vada bene.

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