25 Gennaio 2017 - 12:42

Giulio Regeni, un anno dalla sua morte

giulio regeni

E’ trascorso esattamente un anno dalla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni. La verità sembra ancora lontana

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Rapito, torturato e poi brutalmente ucciso in Egitto alla fine del gennaio scorso, questi gli ultimi momenti di vita del ricercatore italiano Giulio Regeni.

Ma chi era Giulio Regeni?

Giulio nacque a Trieste il 15 gennaio del 1988. Ancora minorenne si trasferì all’Armand Hammer United World College of the American West (Nuovo Messico – Stati Uniti d’America) e poi nel Regno Unito.

Vinse due volte il premio “Europa e giovani“, al concorso internazionale organizzato dall’Istituto regionale studi europei, per le sue ricerche ed approfondimenti sul Medio Oriente.

Dopo aver lavorato presso l‘Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, stava conseguendo un dottorato di ricerca presso il Girton College. Nell’ambito dei suoi studi si trasferì in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani, presso l’Università Americana del Cairo.

In alcuni articoli, scritti dallo stesso Giulio con lo pseudonimo di Antonio Druis, raccontava le problematiche condizioni dei sindacati in seguito alla rivoluzione egiziana del 2011.

Ed è proprio per queste ricerche che Giulio il 25 gennaio del 2016 venne rapito, data che tra l’altro ricorda anche l’anniversario delle proteste di piazzia Tahirir. Il cadavere venne poi trovato il 3 febbraio.

Il corpo recuperato mostrava segni visibili di violenza e tortura: lividi estesi, contusioni, pugni ed aggressione con un bastone. Sono state contante più di due dozzine di fratture ossee, tra cui sette costole, tutte le dita delle mani e dei piedi, gambe, braccia e scapole, più cinque denti rotti. In aggiunta, si è riscontrato una molteplicità di coltellate sul corpo, comprese le piante dei piedi.

Ma l’esame autoptico ha rivelato che a causare la morte è stata un emorragia cerebrale e una vertebra cervicale spezzata a seguito di una torsione del collo che sarebbe la causa ultima della morte.

Il video prima della morte

A distanza di un anno è comparso un video nel quale Mohammed Abdallah, capo del sindacato autonomi degli ambulanti, riprendeva attraverso una micro camera una conversazione con il giovane ricercatore.  Fu proprio il capo degli ambulanti a denunciare poi Regeni. Durante la conversazione l’uomo chiedeva denaro per curare la propria moglie malata di cancro e Regeni rifiutava: ”Non si tratta di soldi miei, non posso darteli. Sono un accademico, non posso usarli per ragioni private”.

La domanda che ad oggi avvolge l’Italia è una sola:  Perché questo video è comparso solo ora? E’ evidente che il filmato era in possesso della polizia egiziana e che molto probabilmente la stessa aveva chiesto al capo del sindacato di indossare la micro camera.

Tante cose non sono chiare, e a distanza di un anno, la situazione sembra esser diventata più complicata e difficile di quanto già non lo fosse in precedenza. Oggi l’Italia vuole risposte, vuole la verità, vuole poter rendere giustizia ad un ragazzo di 29 anni che è stato massacrato per motivi ancora sconosciuti.

 

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