1 Giugno 2016 - 11:46

Gli 80 euro e l’effetto placebo prima delle elezioni

80 euro

Gli 80 euro tornano alla ribalta (raddoppiando in alcuni casi) durante i giorni di campagna elettorale. Accanto agli slogan, però, emerge anche l’annosa questione della restituzione (in una sola tranche) per i più poveri (coloro che sono al di sotto degli 8.000 euro annui)

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Il termine “placebo” risale al 1811 quando l’ Hoopers Medical Dictionary lo definì come il “Medicamento dato per compiacere il paziente e fornirgli beneficio”.

L’effetto placebo, che è la conseguenza della “somministrazione”, consiste nel cambiamento organico insito nel paziente (a seguito del trattamento sanitario simbolico) dovuto, in sostanza, alla condizione psicosociale nel quale si trova un paziente e alla riduzione dei sintomi nel periodo successivo.

Renzi 80 euro

Renzi 80 euro

In un periodo elettorale come quello attuale, l’effetto placebo è ritornato con prepotenza e si è manifestato (per la seconda volta consecutiva) in uno dei più controversi atti della nostra penisola italica: gli 80 euro.

La criticatissima cifra (che pare essere più una sorta di “mancia” che un provvedimento organico vero e proprio), presentata per la prima volta a ridosso delle elezioni europee (guarda un pò), è stata rilanciata in questi giorni dal Segretario/Premier Renzi ma, rispetto alla tornata precedente (che valse il 41% al partito di maggioranza relativa), non ha del tutto sortito l’ “effetto espansione”.

I famosi 80 euro (rilanciati questa volta anche per le pensioni minime e raddoppiati per il “bonus bebè), infatti, sono finiti sotto i riflettori della stampa nazionale ed internazionale per lo “scherzetto” fatto a ben 1 beneficiario su 8.

Qualche giorno fa, grazie ad una notizia riportata dal fattoquotidiano.it e ripresa dal Quotidiano Nazionale, si è palesato il problema della resistuzione del bonus per coloro che non rientrano più nella fascia di reddito fra gli 8.000 e i 26.000 euro annui.

Per quanto riguarda le fasce medie (la vecchia “middle class” per intenderci, coloro cioè che riescono a condurre, in un periodo come quello attuale, una vita dignitosa) il problema non si porrebbe più di tanto ma la questione si è spostata interamente su coloro che, nonostante il “bonus”, sono finiti sotto gli 8.000 euro.

Questa “larga” categoria, che investe soprattutto coloro dai 20 ai 40 anni (perchè si sta sempre dalla parte dei “giovani”), si è vista recapitare una “missiva” dall’Agenzia delle entrate in cui, in un sol colpo, si toglieva il bonus e si richiedeva la restituzione totale della cifra in una sola tranche.

Con la giustificazione che questa categoria non rientra nel range considerato (in quanto, rimanendo sotto gli 8.000 euro, in sostanza guadagna troppo poco) le classi meno abbienti non solo vengono considerate un problema ma vengono rese ancor più “povere” in quanto si richiede la restituzione degli oltre 400 euro versati in precedenza.

Anche in questo caso, come accaduto in tante altre occasioni, non si considera la realtà dei fatti: in una società fondata sulla precarietà (legalizzata) e sullo sfruttamento, tutti coloro che si ritrovano in condizioni “instabili” (vuoi per perdita di lavoro, vuoi per pagamento in nero o in voucher) vengono considerati il vero problema e vengono “condannati” alla “pubblica gogna” in quanto tali.

Il ritorno, in pieno stile elettorale, degli 80 euro ha svelato il suo vero volto (quello del placebo) e il suo vero obiettivo (quello di una “mancia pre-elettorale”) ma, nonostante gli slogan di facciata che tornano in questi giorni, la fiducia verso questa “operazione” (e non solo) sembra affievolirsi sempre di più.

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