Governo: i 5 Stelle crollano psicologicamente (e Salvini esulta)
La guerra fratricida tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte potrebbe segnare il canto del cigno dei 5 Stelle. E gli italiani si dirigono da altra parte
Il boom si è sentito e ha avuto risonanza in tutta Italia. Lo schianto è davvero clamoroso, anche se in realtà non c’è ancora niente di irreparabile. Ma il conflitto interno ai 5 Stelle incomincia a fare davvero paura sia all’interno del Governo che nel partito stesso. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio incominciano ad essere due teste separate, riportando il partito ai tempi in cui al posto del premier c’era Alessandro Di Battista.
All’epoca servì un intervento del “guru” Beppe Grillo, che decise di dar ragione all’avellinese, mossa che successivamente ha pagato, in quanto si è riusciti ad andare al Governo. Ora, però, la situazione è diversa. C’è una realtà nuova che sta emergendo nel partito. Il premier sa di essere forte dal punto di vista sia comunicativo che istituzionale, e di poter coniugare le due cose senza nessun problema. L’esempio massimo si è avuto nel caso della sfiducia di Governo, operata da Matteo Salvini ai danni dell’esecutivo M5S-Lega, in cui il premier ha avuto la forza di battere dal punto di vista dialettico il “rivale“. Il tutto, però, sempre restando perfettamente nei panni istituzionali del capo di Governo, che ad oggi comunque rappresenta.
Di contro, però, c’è da dire che Luigi Di Maio ha dalla sua alleati molto potenti. Oltre al suo fedelissimo Alfonso Bonafede, infatti, sembra anche che Matteo Renzi, fresco di separazione dal PD, sia completamente d’accordo con il ministro degli Esteri. La coperta diventa sempre più corta. In tutto ciò, a fare da paciere tra i due schieramenti prova Nicola Zingaretti, che sembra essere diventato il vero e proprio “pompiere” del nuovo esecutivo. In tutto ciò, c’è chi gode pienamente: Matteo Salvini.
La strada spianata
Parlandoci chiaro, attualmente l’operato del Governo non è assolutamente sufficiente. Sia Movimento 5 Stelle che Partito Democratico sembrano alquanto imbambolati, con i primi che stanno miseramente crollando sotto i colpi e le pressioni di quello che un tempo chiamavano alleato. Naturalmente, la strategia del leghista è stata ben oculata, in quanto si è “svicolato” da un incendio che ha appiccato lui stesso. Matteo Salvini sapeva benissimo che quanto garantito all’inizio della legislatura nel programma era praticamente impossibile da realizzare, per via degli alti costi. Di “flat tax” non se ne parla proprio più (e viene il dubbio effettivo che se ne sia davvero parlato all’interno dei “piani di Governo”), le accise sulla benzina (addirittura la prima promessa del leghista) sono addirittura aumentate.
Per questo si è spostato all’opposizione, capendo che effettivamente può avere il suo tornaconto stando “dall’altra parte” (soprattutto con i suoi “toni da bar”) meglio di quando era presente al Governo. A questo punto, si può parlare di una vera e propria “strada spianata“, soprattutto alla luce del fatto che Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sono troppo impegnati a litigare tra di loro, per lasciarsi “fuorviare” dalle strategie del nemico. Nel frattempo, però, quest’ultimo si appropria di tutto il pubblico votante e prepara il suo terreno per le prossime elezioni.
Il prossimo punto su cui sicuramente si fionderà il leghista sarà quello della Manovra economica, vero cruccio dell’Italia dalle scorse elezioni. Per disinnescare la bomba imminente che il leghista piazzerà, serve sicuramente una comunione d’intenti, un accordo che consenta al Governo di proseguire compatto il proprio percorso. Ed è davvero l’unica speranza che l’Italia ha per risollevarsi e per non cadere nella matrice populista che non porterebbe a nulla di buono, se non a proclami e slogan.
Serve urgentemente riattivare le coscienze in modo positivo.
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