Governo e nuovo possibile accordo bipartisan. L’intervista a Renzi rimescola le carte e permette al centro-destra di tornare alla carica per il futuro Esecutivo di scopo
Se in pochi scommettevano sulla possibile convergenza tra
M5S e
PD, lo stesso non si può dire per la formazione di un
Governo altro dopo le dichiarazioni di domenica di
Matteo Renzi. Le parole dell’ex Segretario, mai totalmente dimissionario, hanno aperto una nuova fase che riporterebbe in auge il
centro-destra in un
Governo di scopo (così come richiesto prima da
Calenda e poi dallo stesso
Renzi). La
riforma elettorale in primo luogo – cosa di per sé assurda data l’approvazione del
Rosatellum 2.0 grazie all’arco partitico in questione, nonostante le rimostranze sul provvedimento – ed un eventuale
cambiamento costituzionale (non del tutto gradito a
Mattarella) rimangono infatti gli unici punti su cui improntare il lavoro del nuovo Esecutivo. In questa situazione, che ha totalmente dilaniato il
PD al suo interno, si è creata quindi l’occasione di prendere due
piccioni con una fava accontentando tanto le ambizioni leghiste quanto la strategia politica
renzian – berlusconiana. In sostanza, prendendo la palla al balzo, la
Lega ha rilanciato la discussione con il
PD – o meglio con l’ala renziana – e proposto (almeno secondo le voci in circolazione)
Giorgetti alla guida di
Palazzo Chigi. Questa nuova – ma allo stesso tempo rodata – strategia ha il merito di mettere d’accordo i tre schieramenti maggiori (
Lega,
FI e
renziani) tanto da poter risolvere anche l’impasse politico/partitica creatasi. Per quanto riguarda i protagonisti delle ultime Legislature,
Berlusconi e
Renzi, questo passo rappresenta un vero e proprio
atto di forza che permette ad entrambi di continuare a c
ontare nel sistema partitico italiano. Difatti, considerando pienamente attuato lo strappo renziano, i due saranno ancora in grado di influenzare l’andamento istituzionale italiano, giocando sulla carta della responsabilità (di nuovo). A tutto ciò, inoltre, si associa anche la realizzazione del sogno governativo della
Lega. Pur non essendoci
Salvini – almeno in teoria, per il momento – gli
ex padani (o presunti tali) potranno finalmente andare alla guida del Paese e, non abbandonando definitivamente il
Cavaliere, raccogliere le redini della coalizione di
centro – destra non solo grazie ai numeri elettorali.