3 Maggio 2018 - 12:45

Governo, il cambio di rotta dopo le esternazioni di Renzi

Governo Province

Governo e nuovo possibile accordo bipartisan. L’intervista a Renzi rimescola le carte e permette al centro-destra di tornare alla carica per il futuro Esecutivo di scopo

Se in pochi scommettevano sulla possibile convergenza tra M5S e PD, lo stesso non si può dire per la formazione di un Governo altro dopo le dichiarazioni di domenica di Matteo Renzi.

Le parole dell’ex Segretario, mai totalmente dimissionario, hanno aperto una nuova fase che riporterebbe in auge il centro-destra in un Governo di scopo (così come richiesto prima da Calenda e poi dallo stesso Renzi).

La riforma elettorale in primo luogo – cosa di per sé assurda data l’approvazione del Rosatellum 2.0 grazie all’arco partitico in questione, nonostante le rimostranze sul provvedimento – ed un eventuale cambiamento costituzionale (non del tutto gradito a Mattarella) rimangono infatti gli unici punti su cui improntare il lavoro del nuovo Esecutivo.

In questa situazione, che ha totalmente dilaniato il PD al suo interno, si è creata quindi l’occasione di prendere due piccioni con una fava accontentando tanto le ambizioni leghiste quanto la strategia politica renzian – berlusconiana.

In sostanza, prendendo la palla al balzo, la Lega ha rilanciato la discussione con il PD – o meglio con l’ala renziana – e proposto (almeno secondo le voci in circolazione) Giorgetti alla guida di Palazzo Chigi.

Questa nuova – ma allo stesso tempo rodata – strategia ha il merito di mettere d’accordo i tre schieramenti maggiori (Lega, FI e renziani) tanto da poter risolvere anche l’impasse politico/partitica creatasi.

Per quanto riguarda i protagonisti delle ultime Legislature, Berlusconi e Renzi, questo passo rappresenta un vero e proprio atto di forza che permette ad entrambi di continuare a contare nel sistema partitico italiano.

Difatti, considerando pienamente attuato lo strappo renziano, i due saranno ancora in grado di influenzare l’andamento istituzionale italiano, giocando sulla carta della responsabilità (di nuovo).

A tutto ciò, inoltre, si associa anche la realizzazione del sogno governativo della Lega.

Pur non essendoci Salvini – almeno in teoria, per il momento – gli ex padani (o presunti tali) potranno finalmente andare alla guida del Paese e, non abbandonando definitivamente il Cavaliere, raccogliere le redini della coalizione di centro – destra non solo grazie ai numeri elettorali.

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