30 Aprile 2018 - 07:40

Matteo Renzi e la teoria del “Perchè io so io”

renzi mediaset Decreto Dignità

Renzi, ospite da Fazio a Che tempo che fa, anticipa l’esito della Direzione PD. Riforma Costituzionale e rifiuto della sconfitta ancora alla base dell’intervento dell’ex Premier

Le solite parole ed il solito Renzi. Può essere riassunto in questo modo l’intervento dell’ex Segretario, mai veramente ex, Matteo Renzi a Che tempo che fa.
Il leader ombra del PD, che a tutti gli effetti sta ancora influenzando le strategie del proprio partito, si presenta come sempre da Fabio Fazio. L’ammissione a metà della sconfitta, le rimostranze nei confronti degli elettori per il 4 dicembre 2016 e la linea del partito sono le classiche parole che Matteo Renzi rivolge agli italiani anticipando l’esito della Direzione PD.

Sono due i punti che necessitano di una profonda riflessione – prendendo atto dell’opposizione a tutti i costi imposta – in cui si rivelano tutte le contraddizioni degli intenti renziani.

Ciò che maggiormente desta sbigottimento è il ragionamento fatto sulla legge elettorale. Negando le responsabilità su una legge elettorale fondata sull’instabilità (votata a colpi di fiducia) – come fatto notare da più parti più volte – Renzi rilancia l’idea di una legge simile a quella per l’elezione dei Sindaci, contrapponendo la bontà del doppio turno al Rosatellum voluto dai suoi la scorsa Legislatura.

Accanto a ciò, oltre a riproporre la bontà della sua riforma costituzionale, il dato che marca la forte influenza dell’ex Segretario sul partito è rimarcato dalla sicurezza sui numeri. “Non conosco nessuno dei 51 senatori che voterebbe la fiducia ad un Governo Di Maio” evidenzia come, al netto della sua uscita di scena, i suoi fedelissimi sono pronti a seguire – ancora una volta- la strada tracciata dall’ex Premier.

Infine, la sfida del Governissimo (proposto anche da Calenda) e il continuo parallelismo con Macron che da un lato mostra – come spesso accaduto – un rifiuto verso la batosta del 4 marzo scorso e dall’altro la volontà, seppur mai rivelata esplicitamente, di formare un gruppo proprio da proporre come quarta gamba del nuovo, intricato, sistema partitico italiano.

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