24 Giugno 2016 - 12:00

La Gran Bretagna è fuori. Prodi interviene sulla Brexit e prova a calmare i catastrofisti

Gran Bretagna

La Gran Bretagna è fuori. Prodi interviene sulla Brexit e prova a calmare i catastrofisti. Secondo l’ex Presidente della Commissione Ue, la Brexit è sì un segnale forte ma non è la fine

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In molti ieri sera sono andati a dormire convinti che un Paese evoluto e isolazionista come la Gran Bretagna non avrebbe ceduto ad un capriccio del momento, che ben poco avrebbe mutato della propria posizione nello scacchiere dell’Europa, e che il “remain” avrebbe vinto, insieme al buon senso. E invece…doccia gelata per tutti questa mattina. Analisti, politici e rappresentanti delle istituzioni europee tremano e s’interrogano, ma così a caldo nessuno può sapere sul serio cosa accadrà. Si possono fare solo supposizioni e previsioni, ma dovremo aspettare ancora un po prima che il quadro sia davvero chiaro. Ad intervenire, tra gli altri, sulla questione Brexit è stato Romano Prodi, che dai microfoni di Radio Vaticana commenta il risultato elettorale.

Le dichiarazioni di Romano Prodi

“Male, molto male! Ma andiamo adagio a parlare di dissoluzione. Certamente è un segnale fortissimo sia per Bruxelles, per una politica che non si è resa conto dei problemi di tutti, sia anche per la stessa Gran Bretagna che potrà avere anche dei momenti di tensione interna estremamente forte e questo proprio per la diversità con cui si è votato”. Secondo Romano Prodi, comunque, le conseguenze economiche non dovrebbero essere pesanti come i catastrofisti hanno paventato fin ora, prospettando le situazioni più nere, dalle borse in picchiata fino alla svalutazione della sterlina. Quella della Gran Bretagna rimane comunque un’economia forte, una delle più forti d’Europa, partendo fondamentalmente dalla mancata adozione dell’Euro, per arrivare alla libera circolazione (per viaggiare verso il Regno Unito non occorre il passaporto ma solo il documento d’identità n.d.r.), e i servizi ai cittadini non sono cambiati rispetto all’entrata nell’Unione, dunque non vi è ragione che cambino ora che sono usciti.

Avvertimenti e perplessità

Prodi comunque avverte “Ma questa Brexit è il grande segnale del malessere non nei confronti dell’Europa, ma di tutta la politica che viene fatta oggi, ovunque. Da tutte le notizie che arrivano dal Regno Unito si vede che sostanzialmente abbiamo la stessa distribuzione, che abbiamo ovunque in Europa, tra i partiti tradizionali e i partiti populistici: nel centro città le persone più sicure e più tranquille hanno votato per rimanere in Europa, ma il resto del Paese ha votato per uscire. E in Gran Bretagna la distanza che vi e’ nel tenore di vita e nelle prospettive del futuro fra Londra e il resto del Paese e’ elevatissima!”

Prodi teme però il contagio “Perché, dice “i Paesi dell’Europa orientale, dell’ex area dell’Unione Sovietica, che sarebbero i più tentati, ricevono però quantità cospicue di risorse dall’Unione Europea e quindi il loro tenore di vita precipiterebbe. Se ci fosse stato il momento delle riforme, con l’Unione Europea che si poneva come una struttura capace di decidere e di interpretare i tempi, io credo che anche gli elettori britannici avrebbero avuto un occhio particolare nei confronti dell’Unione Europea”.

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