8 Dicembre 2017 - 11:45

Grande Coalizione come arma di ricatto del vecchio continente

Grande Coalizione

Grande Coalizione ed Europa. Dopo la decisione dell’Spd di aprire alle Cdu, si esplicita il progetto di instabilità del vecchio continente

Con il termine Grande Coalizione – che in Italia è nota anche con il termine di larghe intese – si intende un azione per cui le maggiori forze del sistema partitico, in un momento di crisi in cui entrambe si ritrovano senza una larga maggioranza, decidono di unirsi per formare un nuovo governo ed una nuova guida per il Paese.

Questa pratica, nata in Germania negli anni settanta e sviluppatasi in tutta Europa nell’ultimo periodo, ha trovato la sua massima espressione nella giornata di ieri attraverso la decisione dell’Spd – guidato da Martin Shulz – di avviare il dialogo con la Cdu di Angela Merkel dopo il fallimento delle trattative con i gruppi di destra.

La decisione, non del tutto inimmaginabile – trattandosi di uno scenario quasi scontato a causa dei numeri incerti dopo le ultime elezioni tedesche – , ha portato alla luce una pratica che da un lato cerca di imporre la Grande Coalizione come unicum a tutte le soluzioni nazionali e dall’altro impostare un determinato tipo di politiche che, in condizioni ottimali, non sarebbero mai state messe in atto.

Per quanto riguarda il primo punto, è possibile notare come il governo di larghe intese da ormai diversi anni è concepito come tipica soluzione adattabile a qualsiasi momento.

In pratica – facendo leva su un periodo di crisi politica, sociale ed economica caratterizzato da una perenne indecisione delle popolazioni – al fine di adottare determinate soluzioni politiche ad uno Stato (per nulla in linea con le reali esigenze della popolazione), si propone questa alternativa che in nome della responsabilità nazionale lasci campo libero all’imposizione delle scelte.

Ripercorrendo, quindi, l’esperienza spagnola, tedesca, francese (anche se con caratteristiche differenti) ed italiana ci si nasconde dietro il bene della nazione che permetta sia ai maggiori agglomerati partitici di mettersi insieme – con tanti saluti alle differenze storiche e alle accuse reciproche in campagna elettorale – che concepire decisioni totalmente differenti dai programmi originari e, sostanzialmente, prescritte da un’entità superiore (l’Ue, altro scudo per giustificare determinate scelte nazionali).

Facendo ciò, si vanno tanto ad esigere politiche non convenzionali e, soprattutto, non risolutive della situazione di crisi globale che condurre a proprio piacimento il Paese, grazie a giustificazioni vaghe e provvedimenti (impopolari) ma, secondo i decisori politici, necessarie (termine utilizzato esclusivamente quando e queste non intaccano direttamente gli interessi dei potentati, qualsiasi, nazionali).

In sostanza, infine, si può concepire la Grande Coalizione come un’arma di ricatto nei confronti di tutte le nazioni che, attraverso l’arma del fate come vi dico, tende ad imporre una determinata visione e, contemporaneamente, mantenere lo stato di allerta sempre alto – conducendo ad una perenne instabilità elettorale – per poter comunque dettare un’agenda politica specifica che vada al di là della singola prospettiva partitica espressa durante la campagna elettorale.

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