11 Agosto 2021 - 16:00

Green Pass: ecco come saranno controllati i documenti

Green Pass

Una circolare spiega che gli esercenti per il Green Pass non dovranno richiedere i documenti. Ma, nel caso di frode, potranno farlo

Dubbi chiariti, ancora una volta, per spiegare cosa non è facilmente comprensibile con il Green Pass. Questa volta, le insinuazioni riguardano il controllo dei documenti. Lunedì sera il ministero dell’Interno ha diffuso una circolare per chiarire alcuni dubbi riguardo al funzionamento dei controlli dei certificati. In particolare, se gli esercenti dovranno o meno controllare anche i documenti di identità dei clienti che esibiscono i certificati, per verificare che appartengano proprio a loro.

La circolare specifica che i titolari e il personale dei locali pubblici sono obbligati a controllare i “Green Pass” dei clienti, per i servizi che lo prevedono. Non sono però tenuti a verificare anche i loro documenti d’identità, anche se possono farlo nei casi in cui sia palese un tentativo di frode. Il controllo dei documenti è solo facoltativo ma si rende necessario quando appare manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici contenuti nel certificato.

Ad esempio se la data di nascita riportata sul certificato evidentemente non corrisponde all’aspetto fisico di chi lo esibisce. La circolare sottolinea anche come, nel caso in cui si accerti un’incongruenza di questo tipo, verrà multato solo il cliente (con sanzioni che vanno da 400 a 1.000 €). Ciò non capita nel caso in cui non siano riscontrabili palesi responsabilità anche a carico dell’esercente.

La circolare è arrivata dopo le lamentele da parte dei ristoratori e delle associazioni di categoria. Questi ultimi erano contrari all’utilizzo “improprio” del pass, e praticamente non avevano intenzione di “vigilare” sul rispetto delle norme. Parole che il ministro Lamorgese non aveva minimamente sottovalutato.

La ragione ai commercianti

Lunedì la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva dato ragione ai commercianti. Aveva detto che i gestori dei locali sono tenuti a chiedere ai clienti solo i “Green Pass”.
Nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti e non sono tenuti a chiedere la carta di identità.” ha detto la ministra, paragonando l’esibizione del “Green Pass” a quella dei biglietti per entrare al cinema.

La questione nasce da una formulazione non molto chiara del decreto. Esso prevede per i commercianti l’obbligo di verificare i certificati ma non i documenti d’identità. Si dice che gli esercenti possono (non devono) chiedere il documento. Questo nonostante, in realtà, la richiesta di esibire un documento sia una pratica assai frequente anche nei locali. Per esempio per servire alcolici (in base all’articolo 14 ter della legge n.125 del 2001), per noleggiare una bicicletta o alla reception di un albergo.

La circolare spiega anche come i controlli sui documenti di identità debbano avvenire “con modalità di tutela della persona“. La verifica dei dati sul certificato infatti passerà evidentemente anche dal confronto tra il nome riportato e l’aspetto fisico della persona. Per i transgender, però, potrebbero insorgere dei problemi. Infatti, questi potrebbero avere sui documenti un nome associato al genere opposto rispetto a quello in cui si identificano. Ecco perché la circolare per il Green Pass richiama alla discrezione assoluta.