18 Settembre 2015 - 16:02

Greta Garbo, la più bella di tutti i tempi

greta garbo

Il 18 settembre 1905 Greta Garbo nasceva a Stoccolma. Svedese, entra nella produzione hollywoodiana facendo “parlare” anche il cinema muto con il suo fascino intramontabile 

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Instabile, fin dall’infanzia. Greta Garbo amava restare in disparte, guardare il mondo da un’altra angolazione. Era pienamente felice, troppo, poi subito dopo cadeva in momenti profondamente negativi sfiorando la depressione.

Passata alla storia come la più affascinante donna di cinema di tutti i tempi, Greta Garbo è stata mutevole e diabolicamente bella, indossando un’aurea rivoluzionaria che l’ha resa sempre diversa e poi icona.

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Greta Garbo, la più bella di tutti i tempi

Fin da piccola preferiva il trucco e l’apparenza alla vita dei campi, come quella dei suoi genitori, immaginando di essere una diva di spettacoli inventati e alimentati dalla sua fantasia ribelle.

Greta Garbo arriva a Hollywood, dove scompone il mutismo del cinema delle origini mettendosi finalmente alla prova: il suo fascino, quello coltivato in solitudine, diventa la dirompente presenza della Star che si maschera dietro una costante inadeguatezza sociale. Il nero sotto gli occhi, le sopracciglia stilizzate, il viso bianco porcellana la trasformano in un’idea, in una donna irraggiungibile. È l’immaginario che prende vita.

L’immagine è lo strumento del ‘900, forma e contenuto con cui scegliere un modo di stare al mondo. Greta Garbo, fascino e sensualità, segna le pagine del cinema plasmandosi di volta in volta come la Divina: entità tra sogno e realtà, che vibra e scompare, lasciando l’ombra di una vita che si tinge di ombretti e stilizzazioni per raccontare un animo folgorato dagli stimoli della modernità.

Protagonista e donna, ma non classicamente intesa, la Garbo era magnifica nel suo ruolo da attrice, mascolina nell’abbigliamento quotidiano. Crea così uno stile a passo con i tempi, in cui la donna aveva il mondo tra le mani, non si limitava più alle faccende domestiche; film in cui la donna è raccontata come corpo, come identità di gender, come musa ispiratrice. La donna che costruisce Greta Garbo condizionerà spesso il mondo femminile, nell’unione di bellezza e praticità.

greta garbo Esordisce nel cinema muto, ricordiamo film come La leggenda di Gösta Berling (Gösta Berlings saga) di Mauritz Stiller (1924), La via senza gioia (Die freudlose Gasse) di Georg Wilhelm Pabst (1925), La tentatrice (The Temptress) di Fred Niblo (1926), Il destino (A Woman of Affairs) di Clarence Brown (1928), Orchidea selvaggia (Wild Orchids) di Sidney Franklin (1929): ruoli sempre scolpiti su un personaggio già rigorosamente prestabilito e, continuamente, eclettico.

Degli anni ’30, nel suo trapasso nel cinema sonoro, entra a pieno ritmo nel melodramma lavorando con George Cukor, regista particolarmente attento alla donna: Il velo dipinto (The Painted Veil) di Richard Boleslawski (1934), Anna Karenina di Clarence Brown (1935), Margherita Gauthier (Camille) di George Cukor (1936), Maria Walewska (Conquest) di Clarence Brown (1937), Ninotchka di Ernst Lubitsch (1939), Non tradirmi con me (Two-Faced Woman) di George Cukor (1941).

Titoli che la rendono immortale, in cui il suo personaggio assume tante fisionomie coronandola come una delle migliori attrici mondiali: talentuosa, sensuale, icona.

Greta Garbo ha scritto le basi del divismo hollywoodiano, assumendo vesti che l’hanno resa un’aristocratica e irriverente donna del Nocevento.

Muore il 15 aprile 1990 a New York.

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