Il Collegio, Zon.it ha conosciuto la “vera” Petolicchio
A poche ore dalla messa in onda dell’ultima puntata de “Il Collegio” su Raidue, la redazione di Zon.it ha incontrato la temutissima Petolicchio
Si conclude questa sera con l’ultima puntata in onda su Raidue, la cavalcata trionfale del reality-show “Il Collegio” che per me, con i suoi due milioni e mezzo di telespettatori di media a puntata e l’oltre mezzo milione di interazioni sui social settimanalmente, rappresenta una delle eccezioni di questa prima parte di stagione che va a concludersi, magra di soddisfazioni per la categoria show televisivi. Come una sorpresa è stata incontrare (grazie alle potenzialità della tecnologia moderna) la professoressa Maria Rosa Petolicchio, che nel programma di casa Magnolia è la temutissima docente di Matematica e Scienze.
Una sorpresa, sì. Perchè sotto la scorza dura del suo personaggio la Petolicchio rimane comunque fedele a se stessa, al suo essere prima di tutto persona: una di quelle per le quali i libri sono stati una scialuppa di salvataggio e che oggi vive come una missione il suo ruolo di educatrice, prima firmataria di una sorta di contratto emotivo (tra lei ed i suoi alunni) basato sul rispetto degli altri e, forse primariamente, di se stessi.
Io e il Collegio: che (fortunato) caso!
Domanda: Quali sono secondo lei i motivi del successo de “Il Collegio”?
Risposta: Indubbiamente l’aver saputo intercettare una fascia di pubblico televisivo ormai lontano dallo schermo della tv. Dai feedback che ricevo posso sicuramente affermare che questo programma è diventata per le famiglie un’occasione per confrontarsi, per dialogare, in un’età per i ragazzi molto particolare, in cui è più facile chiudersi in camera e parlare poco.
Domanda: Professoressa, questo per lei è il terzo anno all’interno del corpo docente de “Il Collegio”. Come è arrivata alla cattedra televisiva e come è stato l’impatto con un mezzo che fino ad oggi aveva vissuto sempre e solo da spettatrice?
Risposta: Alla cattedra de “Il Collegio” sono arrivata per caso: da una mail seppi che Magnolia era alla ricerca di insegnanti su tutto il territorio nazionale e tra le materie richieste c’erano anche quelle che insegno io nella mia quotidianità. Inizialmente non era specificato di che programma si trattasse ma la presenza nel progetto di Magnolia e Rai Scuola mi convinsero (insieme alla prima delle mie figlie) a compilare il modulo di partecipazione. Di lì a poco fui contattata per sostenere un provino a Milano: io non avevo idea di cosa volesse dire sostenere un provino ma, consultata la mia famiglia, decisi di provare quella che comunque ritenevo un’esperienza nuova, un’occasione per conoscere nuove persone. Dopo qualche tempo mi dissero che il mio provino (insieme ad altri due) era piaciuto e che sarebbe stato mandato alla Rai perchè la Commissione esaminatrice potesse scegliere a chi affidare il ruolo.
Per me andava già bene “essere sul podio”, “avere la medaglia di bronzo”: si figuri quindi il mio stupore quando mi dissero che ero stata scelta e che sarei stata presto contattata dai delegati alla produzione per avere tutte le informazioni sul programma.
Per quanto riguarda l’impatto con il mondo dello spettacolo, le confesso con estrema franchezza di aver vissuto tutto con naturalezza: io mi dimentico di operatori e telecamere. E’ stato così anche al provino, di fronte a me vedevo solo due persone gentilissime che mi ponevano delle domande alle quali io rispondevo.
Io, mio padre e gli Anni ’80
E’ quando chiedo alla Petolicchio di parlare dei “suoi” Anni ’80 (quelli in cui è ambientata la nuova edizione de “Il Collegio”) che la nostra chiacchierata prende definitivamente quota: e mi ha commosso, sebbene ci fossero un telefono e svariati chilometri a separarci, sentirla parlare della perdita di suo padre, prematuramente scomparso quando lei aveva solo nove anni.
E Maria Rosa, la Prof.ssa mi perdonerà l’ardire di averle dato del tu quando leggerà, è lì che è diventata la donna che è oggi: riesco a vederla, ragazzina con la testa sul collo e i piedi ben piantati a terra, mentre getta instancabilmente tutti i semi della sua vita futura, germogli che poi diventano radici a cui aggrapparsi: il suo fidanzato (oggi suo marito) i “quattro amici” della Quarta F del Liceo Scientifico Da Vinci di Salerno, che oggi sono ancora lì, nonostante il tempo e le vite spesso inconciliabili, i capelli permanentati (prima ce li avevo davvero come li vedete in televisione).
Me la vedo la giovane Maria Rosa giocare alla maestra con i suoi cugini, e rassicurare le mamme dei più piccoli che a lei si rivolgevano quando li vedevano in difficoltà con i compiti. Ed è senza dubbio lì che la Petolicchio ha deciso di diventare ciò che è oggi: una professoressa amatissima dai suoi alunni.
“Ma perchè proprio la matematica?“, le chiedo, conscio del mio da sempre poco idilliaco rapporto con i numeri:
“Mi veniva naturale più che con le altre materie”, mi dice lei e poi per un attimo sembra tornare a quella bambina a cui è stato strappato troppo presto un pezzo di cuore: “Avevo bisogno di certezze, e 2×2 fa sempre 4”.
Cari studenti…
“Quello che si vede, dentro di me c’è. In quel programma non c’è copione. ma è impossibile pensare di conoscermi solo attraverso la tv. La vera Petolicchio venite a conoscerla a scuola: Ho un rapporto splendido con tutti i miei allievi, un rapporto basato sul rispetto reciproco (tant’è che loro si dispiacciono quando vedono che in tv mi mancano di rispetto). Incoraggio, non mortifico, faccio così anche con quelli che vivono la matematica con difficoltà.
Metto dei paletti: se fai, con l’esempio, in prima persona, quello che ti aspetti che i ragazzi facciano, loro ti ripagano con il massimo rispetto. Io voglio bene a loro e loro vogliono un gran bene a me. E questo prescinde dal voto in matematica“.
Quando parla dei suoi studenti, la Petolicchio è prodiga di amore, attenzioni e consigli: “Il messaggio che mi piacerebbe passasse è che è sempre meglio essere persone corrette ed educate. Che mortificare la propria persona per diventare personaggio è quanto di più sbagliato ed effimero. E mi piacerebbe anche si pensasse al bene come un boomerang: più bene fai, più bene ti torna“. E infine, icastica: “Essere è più importante che apparire, a prescindere dai followers su Instagram“.
A proposito dei social chiedo alla Petolicchio (che mi confessa che lei, da studentessa, non avrebbe mai preso parte al “Collegio”) una riflessione sul ruolo degli insegnanti, degli educatori nell’affrontare per e con gli studenti le nuove emergenze sociali che passano attraverso la rete (il cyberbullismo, gli haters):
“Il web porta con sè grandi potenzialità e, per questo, grandi rischi. I nativi digitali sono cresciuti in un’epoca molto diversa da quella in cui sono cresciuta io nella quale, è vero, la cattiveria, la malignità, pure esistevano ma oggi è tutto amplificato. I ragazzi di oggi sono esposti a delle fragilità emotive che possono diventare voragini.”
“Noi educatori dobbiamo istruirli sui pericoli della rete e mostrare loro con pacatezza le potenzialità degli strumenti che hanno a disposizione. L’educatore spesso può sentirsi solo, ma deve continuare a formarsi senza aspettare che le cose cadano dal cielo. Deve farlo per stare al passo con i tempi, per imparare a leggere le reali esigenze dei ragazzi (non ha tutti fa bene il complimento, non a tutti fa bene la sgridata). Bisogna che l’educatore impari a reinventarsi con una certa velocità“.
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