31 Gennaio 2015 - 11:49

De André, l’anarchia esistenziale del suonatore Jones

Un flauto come strumento della libertà artistica e spirituale da coltivare oltre il filo spinato della materialità, e la semplicità dei sorrisi che hanno permesso al suonatore Jones di morire come aveva vissuto: sereno e senza rimpianti

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Questo lo scenario scelto da De André per l’ultimo brano dell’album Non al denaro non all’amore né al cielo. Il suonatore Jones, oltre ad essere il personaggio del disco che meno si allontana dalla sua fonte d’ispirazione, ovvero il brano “Fiddler Jones”, contenuto nell’antologia Spoon River di Edgar Lee Masters (per ragioni di metrica Jones nella versione di De André è un flautista, nell’originale è un violinista), riflette anche degli aspetti vagamente autobiografici dell’autore stesso.

 

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Mentre tutti in un vortice di polvere non vedono altro che un segno della siccità, Jones riesce a valicare la banalità delle sensazioni offerte dalla vista, e sfruttando il potere salvifico dell’immaginazione, vede materializzarsi il ricordo delle balze della gonna di Jenny che si agitano in una danza antica.

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Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

jonesLa musica per lui non rappresenta una semplice fuga dal lavoro dei campi, ma una rinuncia di cuore, una trasfigurazione positiva delle fatiche e delle difficoltà di un mondo che soccombe al sudore delle proprie ‘non scelte’. In questo contesto di impedimenti mal celati l’evasione non è mancanza di responsabilità, ma ricerca di una libertà artistica e spirituale che superi il filo spinato delle convenzioni, della squallida materialità, dell’essere per avere. Jones fa una scelta controcorrente: sceglie di essere per dare.

Libertà l’ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l’ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

Libertà è l’ideale imprescindibile da cui muove sia il testo che l’esistenza del suonatore Jones. Una libertà immateriale che sopravvivere oltre i confini imposti dalle implicazioni emotive e dal tornaconto economico. Cielo, denaro ed amore, non a caso, sono le parole chiave per identificare la limitazione, la precarietà, il terreno fertile su cui maturano incoerenza e dolore. Solo il flauto può alleviare il peso della disillusione e seppellire i drammi quotidiani con la purezza e la spensieratezza della musica.

suonatore_JonesE poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Per Jones suonare è una vera e propria una missione, un impegno al quale decide di non sottrarsi, perché il suo talento non può restare inascoltato. E, diversamente dal violinista descritto da Lee Master, a lui non dispiace far dono delle melodie del suo strumento.

“Questa è stata la poesia più difficile. Calarsi nella realtà degli altri personaggi pieni di difetti e di complessi è stato relativamente facile, ma calarsi in questo personaggio così sereno da suonare per pure divertimento, senza farsi pagare, per me che sono un professionista della musica è stato tutt’altro che facile. Capisci? Per Jones la musica non è un mestiere, è un’alternativa: ridurla a un mestiere sarebbe come seppellire la libertà. E in questo momento non so dirti se non finirò prima o poi per seguire il suo esempio.”, dichiara De André nell’intervista sul disco a cura di Fernanda Pivano.


Finii con i campi alle ortiche

finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

de-andréCosì Jones, nonostante l’inevitabile fallimento agricolo, morirà così come aveva vissuto: suonando, con il sorriso sulla labbra e ‘libero’ da qualsiasi rimpianto. E nella morte l’assenza di rimorsi si carica di rinvigorita autenticità; una limpidezza che in vita è spesso offuscata dall’ipocrisia e dal perbenismo. Come ha commentato lo stesso De Andrè: “Nella vita, si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri, nella morte, invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente”

Nell’apparente ingenuità della vocazione di Jones in realtà c’è il coraggio di una scelta, quella di inseguire i propri sogni senza barattarli con facili surrogati di gioie terrene, e senza rinunciare all’ideale di libertà che ha reso questo personaggio eternamente e realmente felice.

“E allora possiamo concludere con la vecchia proposta di Masters, che a trionfare sulla vita è soltanto chi è capace di amore?, aveva chiesto la Pivano. “Sì, a trionfare sono i ‘disponibili’”, aveva risposto Fabrizio.

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