30 Gennaio 2016 - 19:22

Immigrazione, UE penalizza Italia, Spagna e Grecia

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L’Unione Europea adotta politiche dell’immigrazione che contengono i flussi migratori nell’Europa centro-settentrionale, riversandoli nell’area mediterranea del continente

[ads1]Nella tanto celebrata Europa, sembra di assistere sempre più a una disgregazione e a una mancanza di compattezza politica, piuttosto che a un maggiore coordinamento tra gli stati. La Germania è, infatti, uno dei Paesi promotori della chiusura delle frontiere dei paesi della propria area continentale, dunque promotori dell’attuazione della sospensione del Trattato di Schengen. Nel frattempo, giungono le prime lamentele dal Viminale, per cui, la chiusura degli sbocchi dei flussi migratori non costituirà una soluzione di contenimento, bensì ciò comporterà una negligenza e uno scarico di responsabilità nei confronti dei paesi dell’Europa meridionale, più a diretto contatto con le problematiche inerenti all’arrivo dei profughi: Spagna, Grecia e Italia saranno gli stati meno più colpiti e meno preparati a gestire il fenomeno migratorio. Si tratta, dunque, di un’autentica smentita di quello spirito di coesione e fratellanza che dovrebbe caratterizzare le nazioni occidentali, le quali invece lottano per far sì che l’accoglienza dello straniero sia una “piaga” da addossare allo stato confinante. Viene dunque meno anche il concetto di Europa multietnica, probabilmente esistente soltanto nel momento in cui gli immigrati si dimostrano una valida manodopera di sostituzione ai viziati cittadini europei.

I dati in cifre delle politiche migratorie sono significativi in tal senimmigrazioneso: nel 2014 l’Europa ha espulso 470mila migranti, mentre per il 2015 si parla di oltre mezzo milione di rimpatri. Fra le nazioni più severe figura la Francia, con gli 86mila allontanamenti, seguita dalla Grecia che ha raggiunto i 73mila e l’Inghilterra i 65mila. Il problema principale è costituito dal fatto che esiste una differenza molto forte tra la semplice espulsione e il rimpatrio. Mentre la prima consente all’immigrato di lasciare un Paese per rimanere comunque nel continente, il rimpatrio riaccompagna gli stranieri direttamente nel proprio stato di origine. Il risultato è una cattiva gestione delle espulsioni, per le quali meno del 40% degli irregolari cui viene raccomandato di lasciare l’Unione è effettivamente partito.

Si può affermare che l’atteggiamento di chiusura intransigente di Germania, Francia e Austria in primis, abbia provocato una serie di divisioni e ostilità fra gli stati europei, soprattutto in merito alla decisione dal gusto “pilatesco” sulla vicenda immigrazione.

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